Sir Gianfranco, ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, ha lasciato la panchina del West Ham dieci mesi fa. Non allena ma è rimasto a Londra, dov’era sbarcato nel ’96 per indossare la maglia del Chelsea. In Italia l’ex allievo di Maradona viene ogni tanto per aggiornamenti professionali. «Ho visto Milan-Napoli, gli azzurri non mi sono piaciuti molto, però avevano attenuanti: non avevano Lavezzi e hanno trovato un grande Milan». Domani c’è Parma-Napoli, è anche la partita di Zola, il doppio grande ex. Estate ’89, dalla Torres al Napoli: c’era Diego e lei chiamava «principali» i nuovi compagni. «Ho ricordi fantastici: io, un ragazzo che arrivava dalla C, al fianco di grandi campioni. È il Napoli che mi ha fatto diventare quello che sono: ho imparato tutto in quegli anni». Nel ’93 il trasferimento al Parma. Era il club di Tanzi: dieci anni dopo ci sarebbe stato il clamoroso crac della sua Parmalat. «Avevo conosciuto bene i Tanzi, la mia sorpresa fu enorme quando scoppiò lo scandalo. Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare cosa vi fosse alle spalle della squadra e della società. Provai una profonda tristezza». A proposito di grandi club, cosa pensa dell’attacco di De Laurentiis contro Milan, Inter e Juve? «Non mi tiro indietro davanti alla domanda, però sono uomo di sport e mi piacerebbe che i discorsi restassero sempre e solo in questo ambito. La sudditanza arbitrale? Milan e Inter sono grandi squadre e gli arbitri, quando dirigono le grandi, possono essere soggetti a qualche piccolo condizionamento. Non voglio polemizzare con il presidente del Napoli o altri, però questo è un momento delicato per il nostro calcio e certi argomenti possono far percepire alla gente soltanto negatività». In Europa è rimasta una sola squadra, l’Inter. «L’Italia ha prodotto calciatori eccellenti e continuerà a tirarne fuori. Questa fase non è una sorpresa: negli anni noi siamo calati e gli altri Paesi sono cresciuti, in particolare Inghilterra e Spagna. Facciamo fatica e bisogna riflettere. La federazione ha preso atto dei problemi, però serve tempo per i miglioramenti e i risultati: c’è un rilevante gap, per ora». Dall’Europa League è stato eliminato il Napoli, che sta disputando la migliore stagione negli ultimi vent’anni. «Il Napoli merita la posizione in classifica. Ha un gioco apprezzabile, è dinamico e non dà punti di riferimento. La sua interpretazione del calcio è molto moderna, il 3-4-2-1 di Mazzarri mi piace, è simile a quello del mio Parma, un 3-5-2 che diventava un 3-4-1-2 perché Bennarrivo e Di Chiara, gli esterni, erano sempre in avanti. Fa un bel calcio, il Napoli». Le piacerebbe allenarlo? «Non si può mai sapere, sarebbe bello. Ma a Napoli c’è un allenatore che sta facendo cose grandissime e auguro con tutto il cuore a Mazzarri di vincere un giorno lo scudetto: quel momento meraviglioso io l’ho provato nel ’90, per la gente sarebbe bellissimo riviverlo». Cavani, dopo 27 gol, non segna da cinque partite. «Può starci la flessione, nel finale di una stagione emerge la stanchezza. Al di là dei tanti gol, Cavani mi piace molto perché è un moderno uomo squadra». Il suo partner è Lavezzi, a cui due mesi fa Maradona ha detto di prendere la numero 10. Diego fece con Zola la prima investitura, febbraio ’91, partita a Pisa. «Lui giocò con il 9 e a me consegnò la 10. Fu un grande onore, un’enorme emozione. Penso che solo Maradona possa decidere se la 10, ritirata tanti anni fa dal Napoli in suo onore, debba rivedersi in campo. A me quella maglia trasmise una forte carica, davo di più in ogni allenamento, e sono certo che darebbe motivazioni extra anche a Lavezzi e alla squadra. Sì, penso che si possa dare la 10 al Pocho, un giocatore di qualità che saprebbe di non potersi paragonare a Diego, che ha regalato a Napoli gioie uniche: così si darebbe continuità a una storia».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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