Il tifoso più illustre della sua squadra lo ha chiamato pochi giorni fa. «Voglio conoscerti presto». Elton John, presidente onorario del Watford, ha telefonato a Gianfranco Zola, allenatore del club entrato in primavera nell’orbita della famiglia Pozzo. Quattro partite nella serie B inglese, due vinte e due perse, l’ultima contro il Derby County per 5-1. «Ma l’abbiamo giocata il giorno dopo la fine del mercato, con un giocatore importante che era andato via e tre che erano appena arrivati: c’era una situazione un po’ particolare, è mancata la necessaria concentrazione», racconta il piccolo grande uomo che ha vissuto nella storia del calcio. A Napoli è stato l’erede di Maradona nel 1991 ed è ancora oggi, nonostante le recenti vittorie dei Blues in Premier League e in Champions, l’idolo dei tifosi del Chelsea, che non hanno dimenticato le stagioni d’oro di Magic Box, il magico numero 25, tornato in Inghilterra per allenare. Al suo fianco due ex Napoli: Giancarlo Corradini, difensore degli anni ruggenti, e Dodo Sormani, allenatore della Primavera azzurra nella scorsa stagione.
Come è stato il ritorno su una panchina inglese, anche se di serie B?
«Diciamo che è cominciata benino. Io ho giocato la B a Cagliari, vincendo il campionato nel 2004, ma questa inglese, anche se non la conosco del tutto, è molto dura. Quarantasei partite da giocare, il livello di competitività è elevato, come si nota da risultati altalenanti. Finora abbiamo avuto poco tempo per allenarci, giocando di martedì e sabato».
I Pozzo hanno creato una holding calcistica tra Italia, Inghilterra e Spagna. È quello che vorrebbe fare anche il presidente del Napoli, De Laurentiis.
«Tra Udinese, Watford, Cadice e Granada la famiglia ha formato un gruppo che funziona molto bene. I Pozzo hanno grande esperienza e puntano molto sulla qualità dei calciatori, c’è un team dirigenziale con solide basi per sviluppare il progetto: sono a mio agio con loro».
Visto dall’Inghilterra, tra campioni andati all’estero e processi per scommesse, com’è il calcio italiano?
«Non è un gran momento, diciamolo. Al di là dello scandalo, c’è stato un impoverimento tecnico. Sono andati via campioni come Thiago Silva, Ibrahimovic e Lavezzi. È una fase molto delicata, tuttavia questa è l’occasione da sfruttare per puntare sui giovani. Lo dice la storia, i nostri calciatori sono stati tra i migliori al mondo e proporre i talenti italiani è l’unica strada percorribile».
A proposito di scommesse e squalificati, che ne pensa del suo collega Conte che sarà costretto a seguire dalla tribuna tutte le partite della Juve?
«Bisognerà vedere quale sarà alla lunga la reazione della squadra, impegnata in questa stagione su due fronti. È una situazione strana, non riesco a ricordare un caso analogo».
Prandelli e molti tecnici hanno aperto ai giovani: Mazzarri ha dato fiducia ad Insigne.
«L’ho visto giocare a Pescara nello scorso campionato. Mi è piaciuto tantissimo, gli auguro di avere a Napoli l’opportunità per giocare e crescere».
Fatte le debite proporzioni, le vostre vicende sembrano analoghe: Zola sostituì Maradona, Insigne ha preso il posto di Lavezzi.
«Se vi fosse stato Lavezzi, sarebbe stato meglio per Insigne: avrebbe avuto un punto di riferimento, come lo fu Diego per me. È un compito che assolveranno altri due grandi attaccanti, Cavani e Pandev. Cavani sta confermando di essere uno degli attaccanti migliori al mondo, Pandev ha esperienza da vendere».
Cosa differenzia Insigne da Zola?
«Nel Napoli giocavo da mezzapunta o rifinitore, io ho visto Insigne fare l’esterno nel Pescara di Zeman. Ha le qualità per giocare da seconda punta in appoggio a Cavani: è rapido e ha un’ottima visione di gioco, oltre a spiccate qualità tecniche. D’altra parte, cambiare ruolo aiuta un calciatore. Quando arrivai io, nel Parma non era previsto il trequartista, ma c’erano i due attaccanti e per me fu l’occasione per maturare e compiere il salto di qualità».
Lei ha avuto l’onore e l’onere più grandi: sostituire Maradona. Quali consigli dà ad Insigne, nuova stella del Napoli?
«Gliene do uno: mantenere l’equilibrio. Napoli è una piazza che ti porta molto in alto se le cose vanno bene e questo potrebbe far perdere il senso della misura a un ragazzo di ventun anni. Mai perdere di vista la realtà, mai sentirsi arrivati. È importante restare tranquilli e concentrati, fare i passi giusti per dimostrare fino in fondo il proprio valore».
Zola e pochi altri hanno indossato la maglia numero 10 dopo l’addio di Diego: e se venisse consegnata ad Insigne, un figlio di Napoli e del Napoli?
«Io sono contrario alla pratica di ritirare la maglia appartenuta a un grande: un numero importante messo sulle spalle di un calciatore non è che un ulteriore stimolo per lui. In questo caso, parliamo del 10 di Maradona, il più grande di tutti: bisognerebbe ascoltare il suo parere, anzitutto. Insigne ha tanta strada davanti. Affronti con serenità ed entusiasmo questa affascinante esperienza. Se si dimostrerà degno della 10, penso che lo stesso Maradona sarebbe felice se quella maglia andasse a un giovane che sta facendo cose importanti nel Napoli. Sarebbe una storia bellissima».
Insigne e i suoi compagni possono portare il Napoli allo scudetto?
«C’è questa opportunità, la squadra può candidarsi al ruolo di anti Juve perché il Milan non si è rafforzato e l’Inter non mi sembra superiore rispetto allo scorso campionato. Può esserci spazio per squadre come Napoli o Roma».
Nella scorsa primavera è stato sul punto di guidare la Lazio al posto di Reja. Pensa più a una panchina italiana?
«Mi trovo molto bene in Inghilterra e l’idea è continuare qui. Ma nel nostro mestiere non ci sono certezze assolute e bisogna essere pronti a valutare le opportunità. Sono italiano, orgoglioso di esserlo, e il calcio italiano non sarà mai di secondo piano per me».
Sa che a giugno 2013 scade il contratto di Mazzarri?
«Sono stato benissimo a Napoli e voglio che l’allenatore della squadra ottenga importanti risultati, restando su quella panchina il più a lungo possibile. Il lavoro di Mazzarri è eccellente, come testimoniano i risultati, e gli auguro di fare a Napoli altre grandi stagioni».
Tra otto giorni riparte il campionato. Con la sua partita: c’è Napoli-Parma al San Paolo.
«Grazie al Napoli sono entrato nel grande calcio e grazie al Parma ho ottenuto il massimo da me stesso. Due città agli antipodi, nelle quali comunque mi sono sentito a mio agio. A Napoli ho costruito amicizie solide, come quella con l’avvocato Fulvio Marrucco. Ho avuto la possibilità di far parte di quei due club nei loro momenti migliori».
A rileggere la storia della Parmalat e di Tanzi, però...
«Quanto è stato scoperto nove anni fa è stata una sorpresa grande: nessuno si era reso conto di cosa accadeva nel Parma».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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