Gianfranco Zola, quando giocava lei non superare il metro e settanta veniva giudicato un equivoco a dir poco, ora stiamo assistendo al riscatto dei nani: Messi, Villa, Aguero, Sanchez, Rossi.
«Io non farei discriminazioni morfologiche, Maradona e Pelè non erano giganti, Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo lo sono, ma stiamo parlando di campioni».
Ma il calcio è cambiato, questa è una realtà.
«Il calcio s’è inginocchiato alla tattica, stanno voltando pagina persino i sudamericani. E forse per qualche atavica frustrazione, insieme alla tattica in Italia abbiamo scelto di privilegiare l’atletismo, i muscoli, la palestra».
Un suicidio?
«Se guardiamo al risultato, ma dal mio punto di vista il risultato è il bel gioco, sì».
Oltre al bel gioco mancano anche le vittorie, escludendo l’exploit dell’Inter in tutta Europa ci sfottono.
«Siamo in ritardo perché siamo stressati. Parliamo troppo, il nostro calcio è logorante e logorroico».
Scusi, ma il Barcellona non è una sintesi tattica espressa alla massima potenza?
«Può darsi, ma Guardiola è un perfezionista che vive e lascia vivere, si vede da come si muovono in campo».
Torniamo ai piccoli.
«Sono di parte ma sono contento. Gli stadi sono vuoti per una serie di ragioni, una di queste è la noia, i tifosi non si divertono più. Allora qualcuno deve aver pensato che forse è il caso di riscoprire la tecnica, i fondamentali, l’uno-due, il dribbling, lo stop a seguire, tutte quelle cose belle che una volta si vedevano all’oratorio».
Meglio un dribbling di cento schemi.
«Più o meno».
Qualcun altro, come la Roma per esempio, sta rivalutando i giovani.
«Se il calcio godesse di una salute economica decente tutto questo non accadrebbe. I giovani costano meno ma da noi restano eterne scommesse. Quindi ben venuta sia la crisi. Le recessioni preparano sempre cambiamenti più o meno profondi. Chissà, speriamo».
Perché Messi funziona solo nel Barça?
«Questo è da dimostrare. Messi ha 24 anni, Nazionale e squadra di club comunque sono due cose diverse».
Però Maradona era Maradona sempre, in Spagna, in Argentina, in Italia, in Nazionale, al Vomero…
«Maradona faceva quello che voleva, non era un calciatore spiegabile».
Però fanno paragoni.
«Li fanno perché si vive di queste cose. Messi è un campione ma non avrà mai la fame, e forse neanche la spregiudicatezza di Diego».
Zola, lei ora cosa fa?
«Studio e mi guardo intorno. Una cosa che mi piace fare è spiegare ai ragazzi le cose che ho imparato».
Dove immagina il suo futuro? Ancora in Inghilterra?
«La mia famiglia da tempo vive lì. Lì, perlomeno in campo, il calcio lo vivono ancora come un gioco. Non escludo di lavorare in Italia. Ma sì, l’Inghilterra forse è più a mia misura».
Fonte: Leggo
La Redazione
M.V.
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