PARMA – Emigrante è una parola che dovrebbe essere familiare a ogni italiano. «Ognuno di noi ha avuto un nonno, uno zio, un parente che è andato lontano per lavorare, e per campare. Siamo sempre stati emigranti, ma si vede che lo abbiamo dimenticato». Gianfranco Zola è stato uno dei primi a scegliere di andare all’estero a giocare: ci raccontavamo che il nostro era il calcio più bello del mondo, e non ci siamo accorti che gli altri ci sorpassavano a destra. Mentre noi ci riempivamo la bocca. Zola era impegnato a far spalancare quelle inglesi, con i suoi colpi maradoniani, le sue punizioni perfette, il suo calcio preciso e al tempo stesso geniale. Quando passò dal Parma al Chelsea, aveva trent’anni e non era ancora stanco di meraviglie, se è vero che sette anni più tardi è stato nominato miglior calciatore del Chelsea di tutti i tempi, e nel 2004 la regina Elisabetta lo ha fatto Sir. Il più inglese dei nostri campioni nega di aver cambiato pelle. «Io sono e sarò sempre italiano. Ma quello che non va lo vedo. E’ un momento delicato, siamo in una grave crisi politica ed economica, le reazioni sono scomposte, non sono normali. Vedo la gente che muore sui barconi per raggiungere le nostre coste, e mi chiedo come abbiamo fatto a dimenticarci chi siamo. Il valore della vita è superiore a quello delle leggi. Ma non sono pessimista: noi italiani nei momenti difficili tiriamo fuori il meglio. Non è un modo di dire: ci succede anche nel calcio».
Lo segue il nostro campionato? «Sempre, mi interessa molto».
In testa c’è la Roma di Garcia, subito dietro il Napoli di Benitez. Tecnici stranieri. Sarà un caso? «Soltanto una conseguenza del libero mercato. Intanto gli italiani vanno all’estero, non soltanto io. Non è necessariamente un male, anzi è un modo di portare nuove idee. Basta viverlo nel modo giusto».
Questa sera c’è Roma-Napoli. «Sono le due squadre che dovrebbero dare più noia alla Juve. La Roma mi ha impressionato per i risultati che ha fatto, e per come li ha fatti. Ma il Napoli ha un grande allenatore, e quest’anno non gli manca niente per puntare allo scudetto. Scommetto che sarà una partita bellissima».
Mancini ha firmato con il Galatasaray per un anno solo. Dopo il Mondiale c’è la panchina dell’Italia che si libera. Lei ci pensa? «Per me è importante fare bene in questa esperienza al Watford. Mi piace molto, sto cercando di far crescere i giovani, è un bel lavoro. Poi ho imparato che non si può mai escludere niente, le cose cambiano di continuo. Ma ho troppo rispetto per Prandelli, ho sempre pensato e detto che sta facendo un grande lavoro».
Meglio il nostro campionato o quello inglese? «In Italia il campionato non è così competitivo, il livello là è superiore. In Inghilterra anche la prima in classifica può perdere contro l’ultima, e poi le partite sono 46, tantissime. In 20 giorni ne abbiamo giocatelà 7, è massacrante».
Ha sentito? Abbiamo appena scoperto una nuova categoria: la discriminazione terrritoriale. «Non so se esiste. Può anche essere. Ma non credo di averla mai vissuta. In Inghilterra è diverso, è un Paese più cosmopolita. E’ il mondo: bisogna abituarsi, ampliare le vedute. E poi mettersi in competizione: imparare dagli altri, e crescere».
C’è un giocatore che avrebbe voluto come compagno?
«Cassano. E’ straordinario, saremmo stati una bella coppia».
Balotelli le piace? «Mario ha potenzialità enormi, deve soltanto imparare a gestirle, a sfruttarle al meglio. Quando ci riuscirà, sarà un giocatore pazzesco».
Per la Nazionale è insostituibile? «Può far fare il salto di qualità alla squadra. Ma Prandelli è l’allenatore più adatto per gestirlo».
Lei ha segnato alcuni fra i gol più belli della storia. Qual è il più bello di quelli fatti con la maglia del Parma? «Una punizione sotto la Nord, al Tardini, contro l’Inter e Pagliuca a pochi minuti dalla fine. Era il ‘95».
Il più importante? «Forse contro la Juve di Trapattoni. Era il mio primo anno a Parma, e quella era la partita dell’anno. Eravamo 0-0 a nove minuti dalla fine e feci gol, ancora su punizione».
Quali sono le favorite per i Mondiali? «L’Italia non la escludo mai a priori. Prandelli in più le ha dato una direzione precisa, l’ha portata sulla strada della qualità. Mi è sempre piaciuto, ma adesso lo stimo ancora di più per quello che sta facendo con la Nazionale. Il gioco è sempre più offensivo, lui lo ha capito e ci ha cambiato. Ma la mia grande favorita rimane sempre la Germania».
Quale potrebbe essere la sorpresa in Brasile? «Il Belgio. Ha grandissime potenzialità, giocatori di livello mondiale».
L’Inghilterra come sta? «Ancora non mi convince. Ci sono giovani che stanno venendo fuori bene, ma prima di andare a un Mondiale per vincerlo…».
Mourinho è davvero cambiato? «Mourinho fa finta di cambiare».
Che cos’hanno gli inglesi più di noi? «Una cosa che dovremmo imparare: la capacità di pensare più alla comunità che al singolo. Quando c’è un problema diventano praticamente una cosa sola, dunque imbattibili».
Ormai parla come un inglese. «No, sono sempre italiano».
Qui i giovani scappano all’estero. I suoi figli come se la cavano? «Andrea ha 21 anni e studia all’Università. Martina ne ha 20 e fa un corso di finanza. Il piccolo ha 10 anni e… fa il bambino».
Se la chiamasse il Parma, tornerebbe in Italia? «Il Parma lo allena il mio amico Donadoni, e va benissimo così».
Questo Parma le piace? «Spero proprio che Cassano riesca a fargli fare il salto di qualità. Sono partiti piano, ma adesso non va male. Li ho visti contro la Fiorentina, stanno crescendo, sono sulla strada giusta».
Le piacerebbe giocare nel calcio di oggi? «A me piacerebbe giocare sempre… Ma sì, forse adesso sarei ancora più adatto, mi divertirei parecchio».
Più di prima? «Beh. Veramente mi sono sempre divertito un sacco».
Fonte: Corriere dello Sport
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