Triste. E sconcertato. Al grande campione del Mundial ’82, al capitano della Nazionale di un altro calcio, al mitico numero 1 Dino Zoff bandiera della Juve ma prima portiere-vessillo incancellabile del Napoli le scene di Marassi hanno fatto male. Quelle magliette sfilate hanno messo tristezza. Dino che certo ne ha viste tante, stavolta proprio non ci sta. Quanto successo in Genoa-Siena è davvero troppo.
Zoff, siamo al «sequestro» dei giocatori alle maglie sfilate. Cosa ha provato vedendo quelle immagini?
«Un effetto triste sotto tutti gli aspetti».
Che cosa vuol dire?
«Che non si può cedere così a un ricatto tanto evidente».
Anche di fronte alla tensione in campo?
«Certo. Posso capire le difficoltà che possono avere i giocatori per la sicurezza ma in campo c’era qualcuno anche al di sopra, che doveva prendere posizione: il presidente e l’allenatore».
E ora i due turni a porte chiuse. Giusto così?
«Guardi, io capisco che si deve dare subito una risposta sportiva. Poi, per il resto, sarà questione di polizia, di ordine pubblico».
Intanto Petrucci parla di vergogna, di punto di non ritorno. Per Abete i colpevoli vanno allontanati dagli stadi. Ma che calcio viviamo?
«Questo calcio è frutto della società in cui viviamo in tante espressioni. E così magari l’amore per una società trascende e passa ogni regola. Parliamo di tifosi, di ultrà che sono esagerati, ma certo ce ne passa con quello che è successo».
Ma è stata anche la domenica di Lamela che sputa su Lichtsteiner, con conseguente maxisqualifica del giallorosso.
«Cose deprecabili ma c’è l’esasperazione della partita. L’episodio è condannabile ed il calciatore è stato fermato. Ma non dimentichiamo che sono giovanissimi, stressati e possono trascendere».
Poi c’è il calcioscommesse, clan che puntano dall’estero. Accuse di evasione fiscale ai procuratori… Non è un bello spettacolo.
«Cose che danno un’immagine deleteria del calcio. Ma penso sia un fenomeno più limitato. Una cosa più circoscritta ma certo riprovevole».
Dino Zoff è stato ed è l’immagine del calcio vincente con i valori puliti. Un genitore può portare ancora un figlio al calcetto?
«Primo: è importante che vada a scuola. E secondo che al calcetto si scelgano ambienti buoni».
Per esempio?
«Dipende molto da insegnanti e istruttori. Bisogna tornare alla vera realtà dello sport ai comportamenti rispettosi dell’avversario».
E invece?
«Mah in questi ultimi tempi lo spettacolo ha preso il sopravvento sullo sport. Penso ai balletti, alle sceneggiate dopo i gol».
Perché, cos’hanno?
«Sono studiati prima, riprovevoli, mancanza di rispetto per l’avversario. Capisco la capriola, l’euforia il balletto no».
Dopo tutto questo porterebbe un ragazzo allo stadio?
«Sì lo porterei, perché a parte i casi eclatanti i numeri dicono che tali fenomeni sono in diminuzione».
Cosa gli consiglierebbe?
«Di seguire la propria squadra di godersi la partita, sperando che non ci siano mai più fatti simili».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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