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Zenga: “Juventus indebolita, per lo Scudetto dico Napoli ma occhio all’Inter”

"Il terzo anno di Sarri può essere quello giusto. Mi piace molto come allenatore, nulla da dire sul suo lavoro"

“Raiola in parte ha ragione, ma mettiamoci nei panni di Ventura: lanciare Donnarumma mettendo da parte uno come Buffon non sarebbe facile per nessuno. Il futuro della Nazionale sarà comunque nelle mani di Gigio“. Parola di Walter Zenga, che per Gazzetta.it torna a vestire i guantoni da numero 1. Sul campionato, invece, zero dubbi: “Per il titolo dico Napoli, il terzo anno di Sarri può essere quello giusto. L’Inter, invece, è la squadra che più mi ha colpito“. E sul proprio futuro: “Voglio tornare in Italia, ho un paio di rivincite da prendermi…”.

Da collega, che Buffon ha visto ultimamente?
“Non c’è equilibrio quando si giudica. Prima della Spagna era osannato da tutti, dopo il ‘Bernabeu’ stop: Gigi deve smettere. Questo fa sorridere… Anzi, aggiungo che ha tutto per giocare il sesto Mondiale: con le giuste motivazioni solo lui potrebbe raggiungere un traguardo del genere”.
Donnarumma favorito assoluto per raccoglierne l’eredità in azzurro?
“In Italia abbiamo tantissimi giovani di valore già titolari: oltre a Donnarumma, impossibile non citare Cragno, Meret, Scuffet, Sportiello e Gollini, oltre lo stesso Perin. Dopo Buffon, Ventura avrà grande abbondanza. Ma Gigio partirà in vantaggio rispetto agli altri per esperienza, qualità tecnico-caratteriali e margini di crescita”.
Sulla questione Raiola ha spiegato che Ventura non ha coraggio a sufficienza per lanciarlo a scapito di Buffon.
“In parte Mino ha ragione, ma dobbiamo metterci nei panni del ct: per nessuno sarebbe facile escludere un pilastro come Gigi”.
A livello generale, invece, chi l’ha colpita maggiormente in questo inizio di stagione?
“Direi l’Inter, nonostante la prova non brillante di Crotone. E lo dico con estrema sincerità, la fede non conta. Vedo un gruppo solido, unito e organizzato. Senza dimenticare che la rosa è in pratica la stessa rispetto a quella della scorsa stagione, eccezion fatta per 4-5 volti nuovi”.
Spalletti è il valore aggiunto?
“Ha dei grandi meriti. Luciano merita fiducia, si è calato perfettamente nella parte e ha un grande vantaggio rispetto alle altre: non gioca in Europa. Da interista, però, preferisco andarci a piano. Meglio rimanere ‘schisci’ come diremmo a Milano (ride, ndr)”.
Juventus ancora favorita per il titolo?
“No, dico Napoli. Il terzo anno di Sarri può essere quello giusto. Mi piace molto come allenatore, nulla da dire sul suo lavoro. La Juve ha perso Bonucci e Dani Alves, uomini fondamentali che non sono stati sostituiti a dovere”.
 
Lei, invece, come sta? Cosa immagina per il proprio futuro?
“Il mio contratto con il Wolverhampton è terminato a giugno e ora sono pronto per ripartire. Le offerte non sono mancate, ma aspetto l’occasione migliore. Le ultime esperienze hanno lasciato parecchio amaro in bocca”.
Soprattutto Genova, con quel 4-0 subito contro il Vojvodina entrato, purtroppo per voi, nella storia.
“Infatti ancora oggi penso ‘Maledetta Europa League’. Sbagliai a schierare alcuni giocatori che iniziarono a lavorare 15 giorni dopo rispetto agli altri. Non sto trovando delle giustificazioni, perché perdere 4-0 in casa contro un avversario di quel livello non esiste, ma questa era la situazione. Quella sconfitta segnò la mia stagione”.
Cosa direbbe oggi a Ferrero?
Nulla di negativo, il rapporto tra di noi è ottimo. All’epoca lui era ‘giovane’ dal punto di vista calcistico. Infatti mi disse successivamente che, avendo la possibilità di tornare indietro, non mi manderebbe via evitando di farsi abbindolare da certe voci che giravano”.
Cassano sì, Cassano no? Qual è la verità?
“Antonio capisce molto di calcio. Con lui il rapporto era normale, ma si presentò un problema: spiegai chiaramente che non sarebbe servito solo perché eravamo coperti nel ruolo. Poi arrivò con la fissa ‘Zenga non mi vuole’, senza capire che la mia idea iniziale era dettata solamente dall’abbondanza nel reparto. Peccato, avrebbe potuto essere importante per la squadra”.
A proposito, che accadde a Wolverhampton?
“Ho parlato pochissimo dell’argomento. Troppa l’arrabbiatura. Ero motivatissimo e non vedevo l’ora di iniziare. Declinai tante offerte pur di lavorare in Inghilterra, anche se purtroppo trovai una situazione difficile, direi poco chiara. C’erano tre parti separate in un unico club: la parte inglese, quella tecnica, quella cinese, la proprietà, e quella italiana, io e Butti, oggi direttore generale dell’Empoli. Troppe teste e modi di intendere il calcio diversi l’uno dall’altro. Accettai un contratto annuale, fu Mendes l’artefice della trattativa. La proprietà non valutò bene il mio lavoro, anche perché le cose non andarono meglio dopo di me. E lo stesso vale per la Samp. Sono due situazioni molto simili, che hanno dei punti in comune”.
Per chiudere, cosa farà da grande Walter Zenga?
“Non ho preferenze e non antepongo l’estero rispetto all’Italia. Anzi, tutt’altro. Con la famiglia vivo a Dubai ed è normale aver costruito tutto qui, ma sono carico e pronto per tornare: ho un paio di rivincite da prendermi…”
Fonte: Gazzetta
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