Solo con i suoi pensieri, a calpestare il tappeto verde ancora bagnato dalla rugiada, a scacciare via le ombre con un colpo di drive. Solo che i colpi che ti riserva la vita sanno essere maledettamente pesanti, mica sono roba da cinquanta grammi come una pallina da golf. Il green è diventato l’ultimo rifugio di Zdenek Zeman, il suo tempio della meditazione. Quando si mette in auto e raggiunge il golf club di Miglianico, sulle colline abruzzesi, in provincia di Chieti, a pochi chilometri dal mare, lo fa per scrollarsi di dosso tensioni e paure. Per dimenticare. Chi conosce bene il boemo sa che vedere Morosini cadere sotto i suoi occhi l’ha scosso nel profondo, turbando un animo già segnato pesantemente dal dramma di Mancini, il preparatore dei portieri che con lui aveva condiviso, da giocatore, la favola di Zemanlandia, la prima, quella a tinte rossonere del Foggia. Mancini, volato via due settimane fa, anche lui tradito da un cuore che all’improvviso non ha voluto battere più. Solo che Franco se n’era andato in punta di piedi, da solo, a casa sua, dopo aver partecipato all’ultimo allenamento. Morosini no, è crollato sotto gli occhi di Zeman. E qualcosa da sabato pomeriggio s’è inceppato.
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