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Zeman. Napoli, ti ricordi…

Allenò gli azzurri nel 2000 e fu cacciato in tv da Corbelli dopo il pari di Perugia

Capitò al Napoli in uno dei momenti più confusi della sua storia calcistica: da un lato, l’esaltazione per il ritorno in serie A sotto la guida di Walter Novellino; dall’altro, una società in crisi che cercava un finanziatore da affiancare a Ferlaino, individuato poi in Giorgio Corbelli, romagnolo trapiantato a Brescia, diventato il re delle televendite grazie a Telemarket.
Zeman, già reduce dall’amara esperienza al Fenerbahce, venne così a trovarsi in una situazione a dir poco paradossale: scelto dal presidente in carica (Corbelli), non proprio gradito dall’ amministratore delegato (Ferlaino). E nell’area tecnica, oltre al ds Pavarese, anche Filippo Fusco, tenace sostenitore ed amico del boemo, nonchè Alessandro Moggi, figlio di Luciano, già in contrasto con il tecnico ceko. Una confusione senza fine. Non a caso nell’inchiesta di Calciopoli terminò anche quella campagna acquisti del Napoli relativa al campionato 2000-2001, oltre ad un mare di sospetti, malignità e querele successive alle dichiarazioni rese dopo l’esonero.
L’esperienza di Zeman sulla panchina azzurra durò centosettantadue giorni, dal 25 maggio 2000, giorno della firma sul contratto, al 13 novembre dello stesso anno, giorno dell’esonero. Sei gare di campionato senza una vittoria. E neanche nelle altre due di Coppa Italia. Scaricato subito dai due massimi dirigenti ai primi accenni di difficoltà. Licenziato in diretta tv prima da Corbelli e poi da uno sparuto gruppo di tifosi intervistati per la Domenica Sportiva fuori dello stadio di Perugia dove il Napoli aveva pareggiato dopo essere passato in vantaggio con Amoruso. Di quella parentesi sulla panchina partenopea, così breve quanto tormentata, al boemo resta poco o nulla. Anzi, solo tanta amarezza per come si era consumata nel giro di pochi mesi. Il suo ingaggio doveva rappresentare l’inizio di un nuovo progetto, una svolta radicale sul piano tattico, si rivelò invece un grande inganno, già dopo l’eliminazione in Coppa Italia. Una polemica dietro l’altra.

RIVOLUZIONE – Tanti calciatori nuovi, una ventina circa, ma non certo una squadra che rispondeva alle esigenze tecniche ed agonistiche dell’allenatore. L’ingaggio che fece crollare il tutto fu quello di David Sesa, lo svizzero pagato sedici miliardi di vecchie lire al Lecce rivelatosi poi un disastro. Ma non c’era mai stata abbastanza stima intorno a Zeman, tantomeno la voglia di portare pazienza, neanche dopo l’arrembante primo tempo al cospetto della Juventus all’esordio in campionato. Fiducia zero. E spaccatura totale in società: da una parte, coloro che avevano voluto cambiare la guida tecnica dopo la promozione, Corbelli in primis; dall’altra chi non vedeva di buon occhio la rivoluzione tattica portata avanti dal boemo (tutti gli altri dirigenti nonchè un gruppetto di tifosi manovrati alla fine dallo stesso Corbelli). Sarebbe stato impossibile ottenere risultati in quel contesto. Tra l’altro l’inizio cominciò subito in salita: Juventus in casa e Inter fuori. Due sconfitte a cui fece seguito il k.o. in casa subito dal Bologna con il giovane portiere Coppola costretto ad inchinarsi ben cinque volte. Poi ci fu il pareggio di Lecce (vantaggio con Fresi su rigore) che lasciò ben sperare, quindi il tonfo casalingo con il Vicenza. E qui, la panchina cominciò già a traballare. Corbelli impose la conferma del boemo ma a tempo.

ESONERO – E sette giorni dopo con l’appoggio di una frangia della tifoseria, si passò all’esonero. Assumendo chi? Emiliano Mondonico, un tecnico con idee diametralmente opposte a quelle di Zeman, reduce da due esoneri nei tre anni precedenti e che suggerì l’acquisto di Edmundo. Fu un addio pieno di livore. Zeman si scagliò contro chi secondo lui aveva tramato alle sue spalle; i dirigenti, invece, si scagliarono contro di lui che non era riuscito a dare segnali di progresso alla squadra e che aveva voluto certi calciatori non adatti alla causa. In realtà, i neo acquisti non erano stati indicati tutti dal boemo: alcuni li aveva trovati già, altri erano stati rilevati dalla scuderia di Moggi. Insomma una situazione così ingarbugliata che non poteva non terminare con una amara retrocessione al termine di quella stagione. E di Zeman a Napoli neanche i meno giovani ne ricordano il passaggio, tanto risultò fugace quanto turbolento.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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