Il destino di Zeman è quello di concedere interviste in quantità industriale. Anche lunedì scorso a Coverciano, nella riunione degli allenatori, è risultato uno dei più gettonati, sempre circondato dai cronisti. «Perché si pensa che quando parlo io succeda sempre qualcosa, in realtà dico cose scontate o comunque le stesse che dicono gli altri».
RIFLESSIONI – Sorride, mente sapendo di mentire, di certo è di buona vena mentre si rituffa nella sua attuale realtà. C’è un Pescara che deve riflettere sulla sconfitta interna a opera della Reggina, ennesima conferenza stampa, consueta disponibilità, solita schiettezza. «E’ stata una sconfitta dolorosa, la squadra non è riuscita ad esprimere il solito gioco, troppa confusione e poca convinzione. Salvo solo la voglia che ha mostrato nel cercare di recuperare il risultato, ma non va bene lo stesso perché la reazione è stata individuale e non organica». Di dare meriti all’avversario, stavolta non se ne parla. «Cosa abbiamo sofferto della Reggina? Niente, l’esito della partita dipendeva da quello che avremmo dovuto fare noi e non abbiamo fatto bene. Se devo riconoscere l’ottima prestazione dei calabresi? Mi dispiace, però non posso, sono stati troppi i nostri demeriti. Sì, lo so che Gregucci ha detto il contrario, d’altronde voi avete fatto apposta ad entrambi la stessa domanda per ricevere risposte diverse».
GIOCO DURO – Il discorso sul gioco duro degli avversari e su alcuni atteggiamenti arbitrali non condivisi, lo stesso che aveva tenuto banco nell’immediato post-partita, adesso viene solo sfiorato. Non è più tempo di recriminazioni che devono lasciare il posto a un’indagine accurata dei problemi proprio per risolverli in tempo. «Pensavo che la lunga sosta forzata, causata dalla neve, non avesse lasciato strascichi, invece ho dovuto prendere atto che le conseguenze ci sono state. Non sul piano fisico, visto che nel finale a terra per i crampi ci andavano i giocatori della Reggina, mentre noi per le botte, però è un dato di fatto che il Pescara ha perso certi meccanismi. La pausa ha influito mentalmente, non riusciamo più a mettere in pratica il nostro calcio (si riferisce anche alla gara di Bergamo contro l’Albinoleffe, ndc). Ora l’obiettivo è ritrovare subito le giuste misure, la velocità e la concentrazione. Faccio un esempio, loro hanno segnato sul primo angolo, noi ne abbiamo battuti 13 senza combinare nulla. Non perché siamo scarsi, è mancata la giusta attenzione».
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