Di cosa vogliamo parlare? Zdenek Zeman accetta un paio di argomenti niente male: ramanzina agli attaccanti e polemiche societarie. Vanno invertiti. Il secondo all’ordine del giorno è, infatti, un tema delicato e anche di attualità, dal momento che avrà una coda nell’assemblea dei soci di venerdì.
PERICOLOSA QUERELLE – La querelle tra il presidente Peppe De Cecco e l’ad, Daniele Sebastiani, in rappresentanza di altri soci minori, necessità di un breve riassunto. “Casus belli” il centro sportivo Poggio degli Ulivi, in pratica la casa del Pescara. E’ di proprietà «Il presidente De Cecco e l’ad Sebastiani trovino un’intesa o ne risentirà anche la squadra che può migliorare ancora molto»di De Cecco che contava di trasferirlo alla società come da accordi pregressi, ma a gennaio andrà in scena una ricapitalizzazione di 3 milioni e mezzo di euro, perciò la maggioranza della società ha fatto capire che non è il momento di accollarsi il mutuo residuo di 6 milioni. De Cecco non l’ha presa bene e sembra determinato a non partecipare alla ricapitalizzazione. La questione, purtroppo, non è scaduta e Zeman, ad onor del vero sollecitato dai cronisti, la affronta con decisione. «Auspico che tutto si risolva per il meglio – è il suo grido d’allarme – perché la cosa più importante di un club è la società, che deve fungere da guida. Sul breve la squadra dà l’impressione di non risentire delle polemiche, ma alla lunga potrebbero pesare. Io ho capito dov’è il problema, ma non so come risolverlo. Non ho parlato direttamente con i dirigenti, però ho seguito le loro dichiarazioni da giornali e tv. A sentirli pare che tutti e due abbiano ragione, ma forse non ce l’ha nessuno dei due. La ragione è a metà. E’ un peccato rovinare l’entusiasmo in questo bel momento del Pescara. Ho letto anche un comunicato dei tifosi (contro De Cecco, ndc ) che non mi è piaciuto. Spero che tutto si sistemi al più presto».
IMMOBILE – Prima il tecnico boemo aveva sganciato un messaggio con dedica ai suoi gioiellini, Immobile e Insigne. Che non hanno fatto niente di male, anzi, ma è meglio prevenire. «Col Gubbio ci potevamo divertire – aveva spiegato con ironia – invece abbiamo fatto fare ginnastica passiva al nostro pubblico per le sollecitazioni emotive a cui lo abbiamo sottoposto tenendo in bilico il risultato. Su undici chiare occasioni da rete abbiamo segnato un gol e mezzo». Definire “mezzo” il capolavoro di Immobile quasi dalla linea di fondo richiede coraggio. E l’allenatore del Pescara ne è ben fornito. «Quello di Ciro è un gesto tecnico che non gli appartiene. Ha fatto una cosa non sua e spero che non ci riprovi più».
E INSIGNE – Tocca a Insigne. «In quella partita Lorenzo poteva e doveva segnare. Da un altro avrei potuto accettare certi errori, ma da lui pretendo maggiore precisione. La stanchezza per l’uomo in meno non c’entra niente. Piuttosto temo che potrebbero subentrare problemi di distrazione, come l’anno scorso a Foggia. Siccome non voglio che ricapiti, è bene che si renda conto che davanti alla porta avversaria deve essere più concreto».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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