La puntura di Zeman è di quelle dolorose. «Insigne io al Pescara e al Foggia lo utilizzavo diversamente. 80 metri di campo da coprire, correndo avanti e indietro, sono troppi. Risolvevo in altro modo, facendo scivolare il centrocampo. Insigne non può difendere molto bene con il fisico che ha. Ma può fare buon pressing alto». Il boemo, ospite di Assoallenatori a Lucca, non delude mai le attese, non cerca mai giri di parole, semplicemente dice ciò che pensa. Le sue sono al solito parole scomode perché non risparmia nessuno. In questo caso neppure Benitez. Insigne è lì che a Coverciano non fa che impegnarsi al massimo: i test atletici degli azzurri sono secretati neppure fossero dati della Nasa. Eppure dal quartier generale dell’Italia trapela l’entusiasmo dei preparatori Venturati, Casellato e Niccolò Prandelli (figlio del ct), del professor Castellacci e del suo vice Gatteschi per lo stato di forma di Insigne. Ma basterà per vedere il ragazzino di Frattamaggiore giovedì prossimo, alle ore 23,30, salire a bordo del charter che da Fiumicino prenderà il volo per Rio de Janeiro e da qui per il Portobello Resort&Safari di Mangaratiba? Gli indizi sono contrastanti: da una parte Insigne non salta una convocazione di Prandelli dal settembre del 2011. Dall’altra parte ci pensa pure l’ex ct Marcello Lippi a far capire che aria tira esaltando ieri mattina, nel corso della sua visita a Coverciano, Giuseppe Rossi. «Per la sua classe e genialità, il fatto di non averlo portato in Sudafrica resta un mio grandissimo rimpianto. Io tifo per tutti gli azzurri ma per lui lo faccio in modo particolare, non averlo chiamato per il mondiale del 2010 è l’unica decisione di cui mi pento». Ovvio, l’italo-americano ha restituito il garbo via twitter: «Una grande emozione e piacere rivedere mister Lippi, campione del mondo nel 2006». Brutto segnale. In effetti, a questo punto pare proprio che i ballottaggi in attacco siano rimasti due: Destro o Immobile (con lo spensierato ragazzo di Torre Annunziata in nettissimo vantaggio) e per l’appunto Rossi con Insigne. In questo caso, hanno ancor di più un peso le parole del tecnico della Nazionale che nei giorni passati ha parlato della condizione fisica come elemento fondamentale per far parte della spedizione brasiliana. E allora, come sta Pepito Rossi? Bene ma secondo tutti sarà decisiva la sfida di domani con l’Irlanda a Londra per capire se il talento della Fiorentina avrà recuperato al 100 per cento dall’infortunio al ginocchio che lo ha costretto a star fuori per 4 mesi, fino alla penultima giornata di campionato. Rossi o Insigne, dunque. Di sicuro non Cassano, che ha il posto blindato. Sarà il primo Mondiale per Fantantonio, un mondiale last minute così come quello che con- quistò Schillaci nel ’90. Insigne vuole esserci in Brasile ed è difficile che non viva queste ore con grande tormento. D’altronde come lo stesso Christian Maggio che insegue il secondo campionato del mondo consecutivo. Il procuratore di Lorenzo, Antonio Ottaiano, non vuole neppure ipotizzare l’esclusione dal Mondiale. «È una cosa che non accetterei volentieri, fa parte del gruppo azzurro in maniera stabile da almeno due anni. Lui ama fare l’attaccante, ha ragione Zeman. Ma è un ragazzo che sa fare bene tutto quello che gli viene chiesto da Benitez perché lui ama il Napoli e sogna di diventarne il capitano. Il suo futuro? Ha un contratto fino al 2017 con il Napoli, non ha senso parlare di nulla in questo momento. Se fa parte del progetto, e mi sembra che De Laurentiis lo abbia messo al centro del progetto, resterà nel Napoli. Noi tutti siamo fiduciosi: andrà in Brasile».
Fonte: Il Mattino
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