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Zapata-Mertens, il Napoli si sbarazza del Parma e torna alla vittoria

KO IMMEDIATO. La differenza è sostanziale e al Napoli non serve neppure sforzarsi più di tanto per scavare un solco tra sé e il Parma, tra sé e la sua crisetta d’identità: mezz’ora e la testa (così pare) può lanciarsi su Doha, sulla Juventus, su ciò che sarà. Il già palpabile gap tecnico è una causa d’una sfida impari, ma l’effetto d’una situazione societaria complessa, persino illeggibile, s’avverte nell’atteggiamento d’una squadra – il Parma – che è svuotata nell’anima, disidratata nella coscienza, umanamente disorientata da ciò che accade intorno. Il Napoli ha certezze tattiche, avanza come sa pur nel turn-over (fuori Koulibaly, Higuain, all’ultimo momento Inler e lo squalificato Albiol) e scopre che quel 4-3-3 attrezzato da Donadoni è friabile a sinistra (nel De Ceglie mascherato da esterno alto offensivo), a destra (con Santacroce stordito da Mertens), in mezzo (con Galloppa disperatamente aggrappato ad Hamsik). L’avvio è monotematico, non spettacolare però essenziale, e Zapata (18’) spedisce nel gorgo Paletta ed il Parma, mettendoci i muscoli e un po’ di astuzia nello stoppare, nel girarsi, nel certificare l’1-0 di (pre)potenza. L’impazienza del Napoli è evidente e dodici minuti ancora sono sufficienti per mettersi in ciabatte: Callejon palleggia virtuoso in area, Gobbi l’atterra, Mertens provvede dal dischetto.

RITOCCHI. Al Napoli va di lusso l’andamento della gara (Britos, 35’, dilapida da tre metri una punizione ricamata da Mertens) e Donadoni deve inventarsi soluzioni in quella pausa di riflessione che rappresenta un tormento, perché s’avverte la malinconia: ci prova con Rispoli, generoso, «inventato» terzo di destra in attacco, Palladino va a sinistra, ma Cassano è sempre solo e Zapata (ringraziando Galloppa) per poco – 2’ – non mette la ceralacca che (forse) già c’è. Le emozioni nascono e restano inchiodate nella metà campo del Parma (il sinistro di Ghoulam, 11’, e il destro di Zapata, 12’, sui quali è reattivo Mirante), perché là in mezzo c’è una squadra in sofferenza, sul ciglio d’un burrone ch’è soprattutto psicologico: sette punti dalla salvezza ma scenari imprevedibili intorno e un mondo nel quale è oggettivamente difficile orientarsi.
MENO MALE. Che c’è Mirante, incantato dal san Paolo, lui che è di Castellammare di Stabia: la risposta a Callejon (20’), sulla volée, è istinto e senso della posizione ed aiuta a tenersi dignitosamente in linea di galleggiamento, rispetto ad un Napoli che s’è messo a giocar meglio, che allarga il campo, palleggia, prova a divertirsi ed a concedere spicchi di sé. Il Parma è in un bagliore (27’) di Lodi (che ha avvicendato un desolante Galloppa), nel suo delizioso sinistro a girare sul palo, ma poi è sempre il momento di Mirante (28’), ispirato su Higuain (dentro per Zapata) e capace di riuscire a domarne l’ira in contropiede. E per fortuna che c’è Mirante, però non ditelo ad Hamsik: che, minuto 92’, vorrebbe togliersi da dosso quel velo d’amarezza esultando e che invece vede il portiere arrivare nell’angolo (e il guardalinee azzerare il tap-in di Higuain per fuorigioco). Uno contro tutti, però vale….

Fonte: Corriere dello Sport
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