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Zapata? Chiamatelo Duvan, il gigante dal cuore buono che sogna la nazionale

Tutti a dire: è uno bravo. Ma anche a chiedersi: quali sono le sue caratteristiche? Già, perché, in effetti, quando arrivò a fine agosto erano davvero in pochi a conoscerlo per davvero. Probabilmente solo Rafa Benitez per via di quelle raccomandazioni speciali da parte di Mauricio Pellegrino, suo vice per due stagioni al Liverpool. «Non spendere 40 milioni per Jackson Martinez: ho io qui in Argentina un attaccante più forte di lui che costa dieci volte meno». Affare fatto tra mille peripezie perché, come buona consuetudine dei club argentini, nel frattempo «il pantera» era stato promesso sia al Qpr che al Sassuolo. E lui si era promesso con altrettanta faciloneria. Alla fine lo ha convinto proprio Pellegrino: «Vuoi diventare un campione? Vai da Rafa. Lui ti trasformerà in uno più forte persino di Radamel Falcao», Che del ragazzino che arriva da Calì è una sorta di divinità in terra. «Io sono venuto qui per crescere e lavorare. Sono felice per il gol, sono una prima punta e mi piace giocare al centro dell’attacco. Ma qualsiasi cosa Benitez mi chiede di fare io l’ascolterò».

Eppure uno degli eroi di Marsiglia, con la maglia dell’Estudiantes, nella scorsa stagione, di gol e di apparizioni ne ha fatte davvero tante: esattamente 13 reti in 31 presenze. Duvan Zapata, classe ’91, con il Napoli in Champions ci ha messo davvero poco per sbloccarsi. Per la precisione: appena 23 minuti. L’esordio con l’Arsenal a Londra (i tredici minuti finali) più altri nove minuti dal suo ingresso in campo al posto del Pipita. Eppure in queste pochi scampoli – dall’esordio da titolare a Marassi in poi – è emerso a tratti il suo talento. Non giudicatelo per i centimetri di altezza (188 cm), ma per i chilometri che percorre in campo: Zapata è un colombiano atipico. Se pensate ai giocatori simbolo nella storia calcistica del suo paese, Carlos Valderrama e Tino Asprilla, è, infatti, esattamente il contrario: aggressivo, mobile ed instancabile in campo e tranquillo fuori. Un «volante centrale» di stampo sudamericano che ha nel cuore il sogno di approdare nella sua nazionale, quella di Armero e Zuniga, prima o poi.
Et voilà. Alla ricerca eterna del vice-fenomeno di turno – lo scorso anno era Cavani, quest’anno è Higuain – il Napoli potrebbe finalmente aver centrato il colpo giusto. Dopo essere passati per Vargas e Calaiò, il team mercato del club azzurro si è messo nella mani del gigante dal cuore buono. Centravanti da urlo, il colombiano. Appartiene alla categoria dei sornioni-sonnacchiosi ma dal morso letale, quelli che in campo puoi non vederli e non sentirli mai, poi basta un centesimo di secondo, o un centimetro di distrazione – chiedete ai difensori del Marsiglia – e il gol ti arriva addosso come un locomotore lanciato nella notte. E che gol: quello che con cui ha messo la firma sul colpaccio in Champions League nella notte del Vélodrome. Uno dei più belli di questa stagione azzurra.
De Laurentiis in fondo lo ha praticamente adottato. Quel cognome suona come un maleficio. «Zapata? Io conosco solo difensori con questo nome. Meglio Duvan… ed è per questo che da oggi sulla maglia scriveremo il tuo nome di battesimo». Il colombiano non ha esitato neppure un istante. Ha sorriso, gli ha stretto la mano, si è preso la maglia numero 91 (quella del suo anno di nascita) e ha iniziato la sua avventura in azzurro. Domenica arriva il Torino. La sua rete all’OM lascia il Napoli con minori patemi: dovesse il bicipite di Higuain fare altri capricci, il colombiano è pronto a giocare ancora titolare. Senza paura.

Fonte: Il Mattino

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