Anche ai piedi del monte Fuji, vulcano sacro del Giappone, il Napoli sembra immenso. «Non mi ha sorpreso che abbia vinto contro il Manchester City», dice Alberto Zaccheroni, il ct del Giappone campione d’Asia in vacanza con la famiglia da quelle parti. «Perché la squadra di Mazzarri è difficile da battere per qualsiasi avversario in una notturna al San Paolo», racconta l’ex allenatore di Milan, Inter, Lazio e Juve, accompagnato nell’avventura in estremo oriente da un professionista napoletano, il preparatore atletico Eugenio Albarella. Lei perse con la Juve per 3-1 il 25 marzo 2010.
«È impensabile portar via punti da quello stadio in una sfida di cartello. Dato che ormai tutte le gare che contano si giocano sotto le luci dei riflettori, le notturne diventano una sofferenza a Fuorigrotta. Il pubblico è davvero un’arma in più perché aiuta i giocatori a moltiplicare le forze».
Napoli grande con le grandi, meno con le piccole: è così?
«Questo può accadere perché il Napoli deve abituarsi al doppio impegno, tenendo alte tensione e concentrazione in partite teoricamente più abbordabili, reagendo nel modo giusto se arrivano dei fischi dagli spalti per un errore. Quando si gioca contro una big, il pubblico perdona tutto e sostiene con passione la squadra. Occorre saper “spostare” l’attenzione da una competizione all’altra e facile non è, se manca l’abitudine al doppio impegno. L’ho verificato di persona: quando presi la guida del Milan, la squadra era reduce da due stagioni senza Coppa dei Campioni e in difficoltà si trovavano giocatori del calibro di Maldini e Costacurta. Ricordo che rendevamo di più in campionato».
La qualificazione agli ottavi di Champions è un’ipotesi concreta per gli azzurri.
«Visto il girone, davo per scontato il passaggio del Bayern, meno quello del City perché ha grandi nomi ma non ancora la mentalità vincente dei tedeschi, del Barcellona, del Real Madrid. Il Napoli è vicino a un grande risultato. Non ha sbagliato un colpo al San Paolo ed ecco perché sottolineo il contributo del pubblico, un’importante risorsa».
Dove può arrivare il Napoli?
«All’inizio della stagione credevo che potesse vincere lo scudetto e continuo a crederlo, al di là dell’attuale classifica. Il Napoli ha due punti di forza: il primo è una società bene organizzata, il secondo è la continuità tecnica, dato che questo è il terzo campionato con Mazzarri. È un aspetto a volte trascurato, invece è importante che vi sia la stessa guida e che proceda lo sviluppo di un progetto. Un dato dovrebbe far riflettere: le squadre che non cambiano tecnico sono quelle che non retrocedono».
Mazzarri aveva trovato il Napoli in una posizione mediocre due anni fa e lo ha portato tra le grandi d’Europa.
«È bravo a gestire il gruppo e l’ambiente, è duttile, è motivato. Ha due vantaggi: conosce pregi e difetti della squadra e ha la possibilità di intervenire nella campagna acquisti. Il Napoli non ha apportato stravolgimenti, c’è stato l’inserimento di una o due pedine all’anno. Procedendo in questo modo, la squadra è cresciuta ed è entrata già nello scorso campionato in corsa per lo scudetto, anche perché i tempi sono cambiati sotto l’aspetto economico e non ci sono più le “sette sorelle” che dominavano la scena del campionato, ci sono più possibilità per tutti».
Il Napoli è soprattutto squadra di cuore e grinta.
«È un gruppo animato da grande voglia perché nessuno di questi calciatori ha vinto lo scudetto. Rispetto a colleghi di altre squadre, ad esempio Milan o Juve, loro sono davanti all’occasione della vita. La motivazione della prima volta è un’altra risorsa da sfruttare. La classifica? Tutto è rimediabile: un campionato si decide per un punto o due».
Contro il City si è riaccesa la stella di Cavani.
«È tra i top mondiali. Attaccante veloce, resistente, vede benissimo la porta. Anni fa dissi che sarebbe diventato un giocatore di grande livello se avesse trovato i tempi giusti di smarcamento sotto porta».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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