Grandi manovre di trasloco a villa Corsicato a Marechiaro, operai a smontare quadri dalle pareti, a rimuovere mobili e impianti di condizionamento. A dirigere le operazioni una donna tanto bella quanto pratica. Short e canotta, Yanina Screpante aiuta gli operai a riempire scatoloni, imballa tazze e bicchieri. Entro la settimana successiva a quella di Ferragosto la villa che per due anni ha abitato insieme con Ezequiel Lavezzi va lasciata ai proprietari. A Parigi c’è una nuova casa da arredare, lungo la Senna, a Neuilly, la nuova vita col Pocho, passato al Paris St. Germain. A Napoli resta una parte di cuore; resta la passione della ex modella argentina per il mare ed il sole. Resta il ricordo di una convivenza iniziata proprio sotto la Luna di Marechiaro. Resta anche l’amarezza per aver dovuto ascoltare, leggere che l’addio del Pocho fosse maturato su sua precisa indicazione. «Una bugia che per un po’ mi ha fatto anche star male ». Posa, e forse per l’ultima volta, sulla terrazza della villa. Si coccola al sole e guarda ilmare: «Ecco questa è la mia vita»
Yanina, la sua vita non è più qui. «Lo so, ma questo era l’ambiente ideale per me. Adoro il caldo, mi piacciono questi colori. Ascolto il rumore del mare. Napoli mi resterà nel cuore e ci tornerò».
Eppure, molti tifosi pensano di lei il contrario: avrebbe convinto Lavezzi ad andar via di qui. «Rispetto troppo il Pocho per poter soltanto pensare di condizionare le sue scelte di lavoro. E’ il mio fidanzato e l’avrei seguito ovunque. Certo, fosse stato in Russia, non avrei proprio gradito. Troppo freddo, laggiù, ma avrei condiviso la sua decisione. Mi è dispiaciuto sentire certe voci, ma poi ho capito che bisogna dare ascolto a chi sa le cose e non a chi le inventa».
Tutto nacque da quel tweet postato da lei dopo la rapina che subì a Posillipo. Scrisse: Napoli città di merda, ricorda? «Sì, certo ma l’ho detto tante volte: fu lo sfogo di un momento di rabbia. Avrei detto lo stesso anche della mia Buenos Aires se mi fosse successo lì. Di Parigi, di Londra, di qualsiasi altro posto d’Italia. Fu un modo per scagliarmi contro chi mi aveva rapinata e non verso la città dove ho tanti amici, conosco persone chemi vogliono bene. Infatti, quel tweet, lo tolsi subito».
I tifosi, all’epoca, la perdonarono subito. Salvo poi attaccarla di nuovo quando Lavezzi ha deciso di lasciare Napoli. «Infatti, allora cos’era quella comprensione? Una finta comprensione, se poi dopo qualche mese hanno ricominciato su Twitter e su Facebook».
Già, cos’era? «Il fatto è che ora mi mandano commenti non proprio carini. Qualcuno ancora insiste. Ma adesso non ci bado più. Ci sono cose più importanti a cui pensare. Sia io che il Pocho resteremo legati a questa città e in tantissimi lo sanno ».
Resterete legati ad una città che però ha limitato la vostra libertà, per vostra stessa ammissione. «Sono cose diverse. Rispetto al Pocho ho avuto la possibilità di viverla di più. Di andare in giro, visitare palazzi emonumenti, di andare al supermercato e anche in palestra. Lui no. Ha trascorso l’ultimo anno quasi sempre in casa. L’affetto è bello, ma per un ragazzo non poter fare una passeggiata senza essere assediato da fotografi è un grande limite. Lì a Parigi questo non accade, forse perchè la mentalità è diversa».
Napoli è una città che le è piaciuta, dunque. Ma oltre al sole, al mare cosa ha apprezzato? «La storia, l’arte, la tradizione. Ho visitato Palazzo Reale, ho ammirato la bellezza architettonica dei palazzi di piazza dei Martiri e di piazza Vittoria. Sono rimasta incantata la prima volta che ho visto piazza del Plebiscito. Ricordo, era di sera. Alcuni amici mi fecero anche fare il giochino di camminare bendata tra i due cavalli. Anch’io, come tanti, non riuscii a tirar dritto. Mi sono divertita a visitare la strada dei pastori a San Gregorio Armeno. Poi sono andata in Costiera, bellissima. Ho visitato Caserta, ho visto Capri. Ripeto, questo è un posto davvero affascinante e non solo dal punto di vista delle bellezze naturali».
Napoli è una città con diverse emergenze. Dal traffico, ai rifiuti, al mare sporco. «Sì, ogni tanto leggevo di queste cose. Ma sinceramente non le ho mai riscontrate. Sarà perché qui a Posillipo o Marechiaro non ci sono mai stati i rifiuti. O forse perché il nostro giro di amici è tutto qui intorno ».
Come immagina il suo futuro? «Non guardo mai troppo avanti, mi piace vivere alla giornata. Ma se proprio devo pensarci mi immagino in Argentina con la mia famiglia. Mio marito, i miei figli. Sono tradizionalista e molto legata ai valori, alle cose semplici».
Col Pocho in Argentina, e il calcio? «Ma è un futuro ancora lontano. Quando il Pocho smetterà di giocare, anche lui avrà voglia di tornare nella sua terra, la nostra terra».
Essere la compagna di un calciatore per molte ragazze come lei è un’ambizione. «Io mi sento soprattutto Yanina Screpante con una mia personalità, una mia autonomia. Da piccola ho sempre lavorato, alla mia famiglia non ho mai chiesto pesos. E così sarà sempre. Posso dire invece che non ho molte possibilità di stare col mio fidanzato come tutte le altre ragazze normali. L’anno scorso, praticamente non l’ho quasi mai visto. Tra campionato, Champions, ritiri anticipati, non abbiamo avuto molto tempo. Anche adesso, io sono qui ad occuparmi del trasloco mentre lui è impegnato a Parigi. Cerco di rendermi utile e di evitare di dargli incombenze »
Circa il lavoro che svolgerà a Parigi, sempre i maligni pensano che ambisse a fare la modella nei salotti francesi. «Sì, ho sentito anche questo. Ma non faccio più la modella, potrei sfilare per qualche evento, una situazione particolare. Nulla più; non mi interessa, altrimenti avrei continuato. La gente parla, ama parlare di quello che non sa. Ignoro queste persone».
E allora di cosa le piacerebbe occuparsi? «Mi manca un anno solo per terminare gli studi in Architettura. Facevo corsi per architettura di interni, mi piacerebbe occuparmi di questo. Magari a Parigi potrò avere questa opportunità».
Non ha completato gli studi? «No, perché quando ho conosciuto il Pocho in Argentina stavo per terminarli. Poi l’ho seguito a Napoli e quindi li ho interrotti. Ci sarà tempo per riprendere anche quel discorso».
Cosa le lascia Napoli? «Una grande sensazione di allegria, emozioni importanti che ho vissuto qui. Lascio il ricordo di gente meravigliosa che mi ha accolta bene».
E la rapina, ricordo sbiadito? «No, ma sono abituata a guardare avanti. E’ stato uno spiacevolissimo episodio. E’ capitato a me, ma anche a tantissime altre persone. Fidanzate di calciatori e non solo. E, ripeto, poteva accadere da qualsiasi parte. Sono nata a Buenos Aires, so che significa vivere in posti insicuri. Non mi sono cercerto scandalizzata. Arrabbiata in quel momento sì, spaventata sì. Ma se ne è parlato veramente tanto».
Partirà per Parigi tra qualche giorno, pensa di tornare col Pocho anche solo per un fine settimana? «Mi auguro proprio di sì, anche lui vorrà tornare a rivedere gli amici, i compagni che non ha avuto il tempo di salutare per bene. Napoli resterà nel nostro cuore»
Il Pocho ha tanti tatuaggi, lei non ha la stessa passione? «Mi piacciono, ma ne ho pochi. Quello a cui tengo di più e sul fianco. Ho fatto incidere sulla pelle il nome dimia madre, Ines, la persona a cui tengo di più».
Quando è arrivata non conosceva una sola parola di italiano, adesso sembra la sua seconda lingua. Ricomincia col francese? «Col Pocho prenderemo lezioni da un’insegnante madrelingua».
Durante l’intervista, Yanina deve cordinare le operazioni dei tecnici alle prese con gli impianti e lo smontaggio dei mobili. Deve contrattare il prezzo del trasloco. Poi si concede anche per cinque minuti agli scatti del fotografo. Le basta poco: cinque minuti, indossa un abito semplice a fiori blu, un velo di rossetto. E per un quarto d’ora gioca a fare la modella. Gioca.
Fonte: Monica Scozzafava per il Corriere del Mezzogiorno
La Redazione
S.D.
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