Ci vorrebbe una palla magica o ce ne vorrebbe una di vetro: e invece c’è un pallone di cuoio, con le sue traiettorie, con l’effetto a girare, con le sue parabole. Ci vuole un segnale per capire cosa sia scritto là dentro, in quella sfera «illeggibile» che danza nell’aria tra il sogno svanito d’uno scudetto e il timore d’una Champions che ingolosisce.
Ma Mazzarri s’è fatto un’idea della crisi?
«Ovviamente sì: ma quando le cose vanno male, le cause sono rintracciabili in varie componenti. Il discorso può essere psicologico, fisico; e poi ci sono gli episodi».
Un allenatore, in casi del genere, in che percentuale incide?
«Già mi dite che sono presuntuoso, poi se mi fate entrare in questi particolari rischio di esserlo sul serio… Posso dire di avere esperienza, di aver vissuto momenti difficili altrove e anche qui: l’anno scorso perdemmo quattro partite consecutive, ne venimmo fuori. Questa è la situazione meno complessa nella quale mi sono imbattuto. E il Milan alle spalle mi dà noia come me ne dava quando era distante in classifica. Ma penso anche alla Lazio, alla Fiorentina, all’Inter, alla Roma».
E sul Napoli in che misura interverrà?
«Abbiamo toccato le corde giuste, per uscirne subito. Il confronto con De Laurentiis è stato sereno e più intenso del solito: la sua sua visita ci ha fatto bene, utile per il contributo come già nella passata stagione. Uno dei segreti di questo Napoli è la fiducia della proprietà».
Dieci difficili domeniche.
«Un nuovo campionato, più corto ma decisivo. Pensiamo esclusivamente a dare il massimo, poi vedremo cosa succederà. Chiedo ai tifosi di sostenerci sino alla fine e le considerazioni le rimandiamo alla conclusione dei giochi. E’ un patto con la città. Evitiamo di crearci problemi, i problemi si superano con l’unione».
L’Atalanta è tra le bestie nere.
«Sarà una gara difficile, contro un’avversaria molto ben organizzata: l’Atalanta è quasi salva, può giocare in tranquillità. E allora, chiedo ai ragazzi: badiamo al risultato, non dobbiamo spaccare il mondo ma vincere. Attenzione a non concedere loro il contropiede, come accadde nell’aprile scorso. Facciamo come con il Palermo: all’inizio abbiamo sofferto, ma poi siamo riusciti a portare a casa i tre punti. Mi aspetto il mio Napoli: non si può sbagliare l’approccio».
Sui singoli in genere non parla.
«Però lo fate voi: è vero che qualcuno sta attraversando un periodo delicato, ma a Verona Pandev non c’era e Maggio non ha fatto malissimo; né Zuniga, fino a quando non ha avvertito un problemino. Ma la loro condizione non mi preoccupa: so che è fisiologico avere appannamento. Io aspetto che si torni a giocare».
C’è un aspetto che la lascia perplesso?
«Io rifletto sui numeri: se il campionato finisse oggi, saremmo secondi. E noi, in questi quattro anni, siamo al massimo arrivati terzi. Dunque, sarebbe il miglior piazzamento. La squadra ha risposto, Cavani s’è fermato ma ha segnato tanto; come Hamsik, Maggio e Inler. La flessione rientra nelle possibilità, è complicato riuscire a dare sempre il massimo. Rispetto alle passate stagioni, siamo avanti con i punti. Il Milan è a meno due, ma sono loro che devono recuperare, non noi. E se ricominciamo a vincere, non sarà semplice».
Ma certo non s’attendeva un mese così nero…
«A me questa fase della stagione ricorda quella precedente alla partita di Siena. L’abbiamo rivoltata subito, con una striscia di risultati».
Fonte: Corriere delo Sport
La Redazione
A.S.
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