“C’eravamo tanto amati”. Potrebbe essere questo il titolo del film, Ettore Scola permettendo, per raccontare la storia intrecciata di Walter Mazzarri e Antonio Conte, allenatori caratterialmente simili, maniaci della tattica alla ricerca spasmodica del particolare che fa la differenza. Strateghi della panchina forse diversi nell’applicazione pratica, ma in egual maniera passionali e non a caso alla guida delle due formazioni che comandano il campionato. Mazzarri e Conte, almeno fino a qualche tempo fa, erano legati anche da una profonda stima reciproca, come raccontano le dichiarazioni dei due antecedenti alla sfida Napoli-Juventus (3-3) del novembre del 2011 e alla finale di Coppa Italia del maggio scorso vinta dagli azzurri (2-0). Una stima che da allora, però, sembra sfumata fino allo stremo, almeno stando agli ultimi battibecchi che hanno contraddistinto i loro dialoghi a distanza filtrati dai media.
ESEMPIO AZZURRO. Presentando la sfida al San Paolo del campionato scorso, poi vinto dalla Juventus, Conte nel novembre di due anni fa inquadrava un esempio da seguire per i suoi bianconeri: «Ammiro il Napoli e Mazzarri. La squadra era in serie C – dichiarava il tecnico dei piemontesi – e lavorando su un progetto è tornata ad altissimi livelli. Mi piace avere come esempio il Napoli che conferma come il lavoro dia frutti anche in piazze non facili». Parole d’elogio alle quali Mazzarri rispondeva nel marzo 2012 con altrettanto miele, dopo aver conquistato l’accesso alla finalissima di Coppa Italia: «Conte mi ricorda tanto me nei primi anni da allenatore. Un tempo – spiegava il toscano – si diceva che uno che si muoveva tanto in panchina non poteva diventare il tecnico di una grande squadra. Lui ha sfatato questo tabù».
FESSERIE E SILENZI. Quei tempi, guardando al presente, sono molto lontani. Tra Conte e Mazzarri, dalla finale di Supercoppa Italiana di Pechino ad oggi, si susseguono punzecchiature e silenzi, come la polemica riguardante il cammino delle due squadre che ha condotto alla supersfida di venerdì, troppo tortuoso per il Napoli secondo Mazzarri (con gli azzurri che avrebbero giocato contro la Juventus la sesta partita in 21 giorni, a sole 96 ore dal’ultimo match con l’Udinese) e col tecnico bianconero a chiosare sulla questione con un: «Non diciamo fesserie». Un clima freddo che ha portato i due a non salutarsi due giorni fa, né prima né dopo il match, consegnando alla stampa le ennesime parole pungenti l’uno all’altro e viceversa. Ognuno al suo posto nei 90’ in panchina, suggerendo i propri calciatori o sbraitando nel contestare decisioni arbitrali. Walter e Antonio, un tempo uniti da una reciproca stima e al momento divisi dal loro simile e focoso carattere, in attesa della prossima sequenza di un “C’eravamo tanto amati” in versione calcistica.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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