Torna bello di notte. Bello bellissimo. Vincente, propositivo, saggio gestore, capace di azioni-gol spettacolari. E il teorema del lavezzismo si ripropone alla grande: quando il Pocho c’è, allora è tutto il Napoli ad alzarela voce. Lui, il grande protagonista. Il tenore solista, considerando un Hamsik in ripresa e un Cavani sofferente. Ma che succede, Edy? Sacrificio e impegno sono i soliti, ma è la testa a essere appannata. È ufficiale. Il Napoli, però, s’è rialzato contro la ex capolista, imbrigliata a dovere e poco pericolosa, senza Di Natale e Isla. E la classifica dice: azzurri a 2 punti dalla Juve, e dalla vetta, assieme al Milan.
RISVEGLI – Un Napoli più vivo. È questo il segnale, il primo, carpito in avvio. Si tende molto a sfruttare la sinistra e il compasso mancino di Dossena, così da sfondare dal lato (debole) di Basta. Armero fa paura, Maggio deve fare straordinari dall’altro lato, e così il Napoli tende a giocare a sinistra. Dove, tra l’altro, accade un fatto strano per una ventina di minuti: a fare da perno centrale è Hamsik, con Lavezzi a destra e Cavani a sinistra. Che nella prima parte del tempo recita una parte a metà tra il centrocampista e il difensore. Salvo poi tornare, al 20′ appunto, nel suo habitat. E la partita cambia: triangolo acrobatico con Cavani, che lo serve in area in rovesciata (restando in piedi), e conclusione, in caduta, in mezza girata destra di Lavezzi. Show. Bentornato Pocho: 366 giorni, un anno e un giorno dopo, è di nuovo gol al San Paolo in campionato (non accadeva dalla sfida con il Milan del 25 ottobre 2010; la porta era l’altra). Doppio risveglio: della squadra e del suo gioiello.
CHAMPAGNE – Gioiello, sì, come la mezza girata, al limite dell’area di Floro Flores dopo un angolo, che De Sanctis respinge con un intervento complesso a dir poco. Gioiello come la replica del portierone azzurro sulla bastonata di Asamoah dal limite. Gioiello come lo schema del 2-0 del Napoli: punizione da 25 metri, Inler tocca a Dzemaili che nel frattempo s’era ficcato sinistra, ai margini dell’area, cross perfetto e perfetto stacco di testa di Maggio. Zac. Che bello. Champagne negli spogliatoi e applausi.
FINE– Beh, che dire,primo tempo perfetto. Anche perché l’Udinese, a parte le conclusioni dalla distanza e qualche ripartenza orchestrata da un Torje modello neon Anni 80, sì, a intermittenza insomma, non produce. Male un po’ovunque, i bianconeri. Male e leggerissimi, senza Totò e Isla, e sovrastati a centrocampo e sulle fasce anche nella ripresa. Non ce n’è, si diceva una volta negli stadi.
Fonte: Il Domani dello Sport
La Redazione
M.V.
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