Ottant’anni compiuti il 28 febbraio, dei quali 57 a Napoli (salvo brevi parentesi) e 55 in compagnia di donna Flora, la sua inseparabile sposa. Don Luiz e i suoi due amori: donna Flora e Napoli. Eccolo, Vinicio, il tedesco di Belo Horizonte, cuore napoletano, nella sua casa di via Manzoni dove vive insieme con la sua adorata Flora, brasiliana originaria di Pieve di Cento (il paese di Vasco Rossi e del pugile Cavicchi), conosciuta ragazzina a Rio: «Giocavo nel Botafogo, ma il mio futuro suocero non aveva troppa fiducia nei calciatori, ritenuti all’epoca gente poco affidabile, ed oppose un netto divieto alla nostra relazione». Il destino aveva deciso diversamente e così la Flora perduta a Rio, Vinicio la ritrovò proprio a Napoli, passeggiando per via Caracciolo. La rivide, la inseguì, la riconquistò (lei e il suocero) e la condusse all’altare l’anno dopo, nella chiesa di San Francesco di Paola, in quella calda mattina del 22 giugno 1957, con la benedizione di Achille Lauro che gli fece da padrino.
Dal terrazzo della sua casa di via Manzoni, con affaccio diretto sul San Paolo, ancora oggi Vinicio continua a vivere la sua vita in funzione del Napoli. Quello è lo stadio della sua vita, lo inaugurò il 6 dicembre 1959, con un gol che firmò la vittoria sulla Juventus per 2-1, la stessa Juve che gli negò lo scudetto da allenatore del Napoli nel 1975. Da quel terrazzo Vinicio continua a sentire la voce dei tifosi: «Vedo le partite in tv, ma quando segna il Napoli percepisco il gol prima che me lo mostri la televisione: sento l’urlo della gente». Le domeniche divise fra il Napoli e i nipotini. «Mario e Marco, i miei figli, hanno sposato due napoletane».
E il Brasile? Vinicio lo ritrova solo d’inverno, quando il termometro qui scende vicino allo zero. Allora don Luiz e donna Flora volano al caldo di Rio per tornare qui in primavera. Ma senza mai perdere di vista l’appuntamento tv con l’azzurro del Napoli.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
