Sarà perché è stato e resta un mito; sarà perché quel suo fisico asciutto e il sorriso sempre un po’ severo pretendono un ossequio spontaneo e naturale, cert’è, Luis Vinicio anche sessant’anni dopo il suo esordio con la maglia azzurra per i napoletani resta “ ‘o lione” e basta. Già, fosse stato anche soltanto un po’ “lione” il Napoli quest’anno, oggi staremmo a raccontare storie assai diverse. Invece a Napoli si fatica a mettersi alle spalle la grande delusione. Lei, caro Vinicio, c’è riuscito oppure non ancora?
«Quello che è successo al Napoli quest’anno non ha senso. E fuori del normale. Ma se proprio voglio darmi una spiegazione, beh, allora dico che quasi mai sono stato d’accordo con le scelte, con la filosofia dell’allenatore».
In particolare con quale pratica del signor Benitez?
«Perché tutti quei cambi? Mai una formazione uguale a quella precedente. Sempre stravolgimenti. E questo a una squadra non fa bene. Così è venuto meno uno dei principi del pallone: la conoscenza dei compagni e dei loro movimenti. L’intesa, per dirla con una parola sola».
Quindi, anche per lei, quello del signor Benitez è stato un fallimento?
«Fallimento? Quel che so è che un Napoli che poteva aspirare almeno al secondo posto è finito invece quinto in campionato. Cosicché oggi la condizione del club e della squadra non può essere felice».
Da Maestro a Maestro o quasi: fosse rimasto da solo in una stanza col signor Benitez, che cosa gli avrebbe detto quando la stagione non era ancora compromessa?
«Gli avrei detto che in certi momenti con la squadra e soprattutto con certi calciatori bisogna usare le maniere forti. Bisognava scuoterla, la squadra. Così, forse, non avrebbe ceduto tanti decisivi punti a formazioni di livello medio-basso».
Che Napoli s’aspetta? E di Maurizio Sarri cosa pensa?
«Non lo conosco. Però ha lavorato bene a Empoli. E poiché anch’io da allenatore arrivai al Napoli da una piccola squadra, il Brindisi che era in serie B, posso solo augurargli di vivere le soddisfazioni che ho vissuto io».
Un allenatore al secondo anno di A e un direttore sportivo che in A è all’esordio addirittura. Pensa che anche per far più forti loro, al Napoli servirebbe un dirigente veramente esperto di pallone e anche di gran carisma?
«Per carità, non me lo chieda».
Perché mai?
«Perché un dirigente così non ci sarà. Il presidente è convinto che basti lui. Se questo frena la crescita? Non lo so, ma ognuno ha il diritto di pensare ciò che vuole».
Un passo indietro: stagione ‘73-74 ma soprattutto quella successiva. Napoli secondo, in semifinale di coppa Italia e agli ottavi di Uefa. Calcio totale, spettacolo e scudetto sfiorato. Come maturò quell’idea di calcio avanzato? E fu complicato realizzarla?
«Pensai a una preparazione forte per una partenza forte. E quando questo si sposò con l’adesione, la disponibilità di tutta la squadra, tutto divenne semplice. Ogni calciatore sapeva già quale giocata avrebbe scelto il suo compagno. Ecco: quei ragazzi si conoscevano bene».
Ma oggi, carissimo “lione”. quali sono gli allenatori che propongono un calcio che le piace?
«Al campo non ci vado più. Il calcio, tutto il calcio, lo seguo in televisione. Mi piace quello inglese, ma trovo interessanti anche molte partire del campionato tedesco e di quello spagnolo».
E il calcio italiano?
«Sarò sincero: non mi diverte più. Raramente vedo partite belle. E’ che, al di là delle singole partite, in altri Paesi è diverso il sistema-calcio. E per “sistema” intendo tutto: la cultura della gente, l’ospitalità degli stadi, la serenità nell’accettare i risultati, i comportamenti degli arbitri. Proprio tutto, insomma. E da napoletano verace quale mi sento, sogno di vedere questo pure a Napoli. Pure in Italia».
E allora torniamo al Napoli. Se perdesse Higuain sarebbe grave?
«No»
Il suo rumoroso “no” merita una spiegazione.
«Dico no perché paragono Higuain a un altro grande attaccante sudamericano: José Altafini. Grandi in campo, ma complicati fuori».
Il ritorno di Reina, invece, sarebbe un bel segnale?
«Sicuramente. Ci fosse stato pur nella stagione scorsa sarebbe stato meglio. Però, vorrei che qualcuno mi spiegasse perché fu mandato via l’estate scorsa. Chi ha sbagliato un anno fa?»
Fonte: Corriere dello Sport
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