La lunga vigilia di Inter-Napoli è già cominciata. Con un sorpasso che neppure Alonso avrebbe osato: Mazzarri secondo solo a Conte e davanti a Stramaccioni, un’evoluzione alla quale non aveva pensato nessuno prima di questo turno che ha occupato quattro delle nostre sere televisive. Con la Juventus ferma ai box, è giunto il tempo di gettare la maschera e di dichiarare le proprie ambizioni. Il Napoli deve convincersi di essere una grande squadra. Non è lassù per caso o per oscura volontà di un misterioso Architetto. Piuttosto Mazzarri ripensa a qua1che dettaglio miseramente saltato lo scorso anno, quando per esempio la stagione per Britos non partì nemmeno e la difesa perse uno dei punti di riferimento progettati. Ci fosse stato, e con l’autorevolezza mostrata a Cagliari, forse la squadra starebbe giocando in Champions league, dove tra danesi e altri comprimari si fatica a cogliere il senso della riforma Platini. Resta la Grande Europa l’obiettivo ufficiale, ma il ritmo ad andamento lento del campionato culla altri sogni, restituiti improvvisamente a una dimensione reale.
Senza Cavani e Pandev, si sarebbe pensato a un Napoli dimezzato e invece ecco supplire Hamsik, il cui tasso di efficienza supera gli indici del Bric. Basterebbe che, alla fine di ogni allenamento, tenesse a lezione Insigne, fermo al palo quando qualche avversario non gli accarezza le caviglie. Dal suo talento Mazzarri non può prescindere, soprattutto ora che anche la Fiorentina ha rallentato il passo e che non c’è nessuno a far da schermo. È vero che sopravvive la questione Vargas, eternamente diviso tra le immagini che ne determinarono il ricco acquisto e quelle che ne testimoniano il difficile inserimento nella serie A, ma la soluzione è comunque rischiosa. Se Bigon lo vendesse, sarebbe difficile recuperare l’investimento fatto; continuarlo a proporlo come alternativa possibile a Cavani, è un atto di fede che non potrà resistere in eterno agli attacchi della ragione. In soccorso potrebbe venire il calendario, con il mercato che riapre tra 35 giorni e le suggestioni possibili ancora aperte. Tornare a scandagliare i campionati esteri è l’ipotesi meno praticabile, con la pletora di procuratori che propongono affari fintamente sicuri a prezzi inavvicinabili. Ecco perché la pista italiana sarebbe più credibile con i Floccari e i Bianchi che offrono garanzie di sufficienza, ma non regalano sensazioni da top player. Il nome, abbondantemente speso, di Calaiò somiglia più a una auto-candidatura e Pinilla è ancora un’idea, ma è la forte l’impressione che ci sia fila davanti allo sportello del Napoli. Proporranno di tutto, De Laurentiis e Mazzarri saranno chiamati a decisioni rilevanti, la sfida di San Siro aiuterà a definire l’entità del sacrificio da sopportare. Il vecchio istituto del baratto sarà di nuovo il più praticato, all’interno delle frontiere però. L’Italia deve accontentarsi di un posto in curva anche al tavolo delle trattative internazionali e l’usato grandi marche non è più di moda in Europa. Ma lo scudetto non sarà solo il gran premio della consolazione.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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