«La normativa è già tra noi e da un po’. Finalmente: Perché, per dirla alla Platini, è arrivato il momento delle regole dopo anni di anarchia».
C’era una volta il doping amministrativo.
«Ora invece viene imposto un comportamento equo, corretto e leale dl punto e la regola cardine del fair play finanziario è il pareggio di bilancio, o quasi. Non si potranno accumulare perdite superiori alle massime deviazioni consentite, in caso contrario si verrà puniti: mercato chiuso, drastica riduzione dei premi Uefa, rischio esclusione delle competizioni europee».
Situazione complessa, nel Vecchio Continente…
«Secondo l’ultimo report Uefa, relativo all’esercizio 2010, il 65% dei club di prima divisione ha fatto registrare perdite: in Inghilterra sono stati 17 su 20; in Italia, sono state 16; in Francia, invece, 14. In Spagna, solo 7. Esistono club che spendono perfino 200 milioni di euro in più all’anno rispetto agli introiti. E‘ il caso del Manchester City, che a fronte di circa 175 milioni di euro di fatturato, chiude il bilancio 2011 con 225 milioni di disavanzo».
E poi ci sono anche virtuosi, tra questi gli italiani…
«Un esempio per tutti i club d’Europa è il Napoli, in sei anni dalla C alla Champions e bilancio trasparente. In Inghilterra svetta l’Arsenal; in Germania, il Bayern Monaco e in Spagna colpisce il Levante. Ma qui da noi hanno fatto bene anche la Lazio, il Catania, il Palermo, l’Udinese. I problemi per i nostri club, sono rappresentati dagli stadi che non portano ricavi; dal merchandising, penalizzata dalla diffusione della contraffazione; dalle sponsorizzazioni attestate su cifre mediamente molto più basse rispetto ad altri team di prima fascia. E poi un solo club ha lo stadio di proprietà».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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