Tutti i nodi vengono al pettine, dice un proverbio; i nodi in questione non hanno tradito le aspettative. Lo stivale dei pallonari attendeva le sentenze di primo grado dell’ennesimo processo “calcio-scommesse”; Un attesa vissuta diversamente da Nord a Sud della penisola. Al parallelo 41° l’attesa poi aveva un sapore di vendetta, come tale quindi occorreva che si raffreddasse per servirla in tavola: «Noi non siamo napoletani, l’Atalanta è una società seria, non abbiamo i boss dietro la rete della porta noi»… così un tifoso bergamasco, armato di luoghi comuni, difendeva a spada tratta la sua Dea “sbendata” dall’imminente nubifragio. Agli epiteti dei simpatici sostenitori nerazzurri non sono mancati quelli dei bontemponi padani, che magari non capiranno un emerito cacchio del calcio, ma quando si tratta di sputare dall’altra parte del Po, meglio ancora se si tratta di un terrone, rispondono senza indugi all’appello.
A servire la vendetta al tavolo, su un terrazzino vista golfo, è stata Commissione Disciplinare della Figc. L’organo della Federazione ha recitato il ruolo di protagonista; Vestendo i panni di Zeus, ha condannato la Dea nerazzurra all’inferno di ghiaccio, un inizio campionato gelato: meno sei segna la colonnina di mercurio che misura il punteggio in graduatoria per gli Atalantini nella stagione che verrà. Il colpo diventa ancora più pesante se si prendono in considerazione le squalifiche di 3 anni e mezzo a Doni e 3 a Manfredini.
Vogliamo scrivere in grassetto questo passo della storia calcistica contemporanea avvalendoci del contributo che minuziosamente il Movimento V.A.N.T.O. (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio) ha realizzato:
Tommaso Lupoli
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