“Mio nipote ha riconosciuto, in un momento di lucidità, Daniele De Santis. Ciro – il tifoso del Napoli morto questa mattina al Policlinico Gemelli – gli era andato incontro per bloccarlo. De Santis, ha raccontato mio nipote, buttava bombe carta contro il pullman dei tifosi pieno di donne e bambini. Non si era accorto che De Santis fosse armato: e quello gli ha sparato. Dopo una piccola colluttazione, De Santis è caduto a terra, e ha continuato a sparare, ferendo anche altri ragazzi assieme a Ciro. Poteva essere una strage”.Così Pino Esposito, zio di Ciro, in un’intervista a Servizio Pubblico – la trasmissione di Michele Santoro che sta lavorando a uno speciale presto in onda su La7 – rivela nuovi particolari sugli scontri di Roma del 3 maggio scorso, particolari ora al vaglio degli inquirenti.“Daniele De Santis – prosegue Pino Esposito rispondendo alle domande di Sandro Ruotolo – non era solo a sparare contro il pullman di tifosi napoletani: con lui c’erano altre persone con i caschi”. La famiglia, in un comunicato diramato stamattina dopo che si è spento Ciro, ha ribadito che il giovane “è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio. Ciro è morto per salvare gli altri. E’ un eroe civile. Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte. Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi, nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi.”
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