La prima finalista della Confederation cup 2013 è il Brasile, battuto l’Uruguay per 2-1. A risolvere il match un gol di Paulinho nei minuti finali, il mediano cercato da mezza Europa, sfrutta forse l’unico errore difensivo uruguagio. Una partita combattuta su entrambi i fronti: a spingere il Brasile il pubblico amico; la “garra” Celeste a tener vive le speranze ospiti. La prima fase del match è però caratterizzata da molti errori di impostazione: le marcature strette impediscono una fluida circolazione della palla, e a risentirne è lo spettacolo. Imperdonabile l’errore dal dischetto di Forlan al 14′ che si fa ipnotizzare da Julio Cesar. Altra buona occasione al 29′, sempre per l’ex attaccante dell’Inter che ha sul sinistro una buona opportunità: sinistro a giro che sfiora l’incrocio dei pali. Il Brasile prova a venir fuori cercando varchi tra le maglie celesti e al 41′ trova il vantaggio: Muslera in uscita disperata blocca Neymar ma il pallone carambola a centro area ove Fred è pronto ad insaccare. Chiude in vantaggio la formazione che forse meritava meno. Cavani dai due volti: nel primo tempo è costretto a contenere le discese di Marcelo e l’attaccante partenopeo appare nervoso e totalmente avulso dal gioco. Nella ripresa al primo squillo di tromba trova il pari su una palla vagante in area e scaraventata in porta; è il 48′ e l’urlo liberatorio del Matador prova a scuotere i suoi. Il Brasile, rinfrancato dall’ingresso di Bernard, prova a reagire. Oscar, Bernard e Neymar seminano il panico nella difesa avversaria dove Lugano fa buona guardia. Il muro celeste resiste fino all’85’; sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Paulinho svetta più alto di tutti e batte Muslera di testa. Si infrangono i sogni degli uomini di Tabarez, rei di aver sprecato troppo nel primo tempo. Da applausi la partita di Cavani, primo tempo, dicevamo, in forte chiaroscuro, ma una ripresa da applausi: corsa, grinta e gol. Ripiegamenti difensivi a frenare ora Marcelo, ora Neymar ma sempre lucido in area di rigore. Chi lo prende fa un affare, chi lo ha se lo tenga stretto …
A cura di Francesco Gambardella
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