La trasmissione che lo ha lanciato si chiamava “Campioni, il sogno”. E per Sossio Aruta il sogno continua. Ancora oggi a 44 anni. Con la maglia della Scafatese, categoria Eccellenza (l’altra squadra di Scafati è la Virtus ed è in serie D). Il ruolo è sempre quello: attaccante d’area di rigore. Un numero 9 che non vuole smettere mai di mettersi in gioco, e di giocare. “Più che una ripartenza si è trattata di una nuova avventura. L’anno scorso ho giocato a Rimini prima e in Abruzzo poi. Mi facevo 4 ore di treno al giorno pur di stare in campo e fare gol”. Poi, la settimana scorsa, questa chiamata dalla Scafatese. Una proposta inaspettata ma allo stesso tempo imperdibile.“Lavoro a Castellammare di Stabia con la scuola di calcio di Iezzo e alleno, ma volevo giocare ancora. Un giorno mi ha chiamato il Sulmona e pur di giocare avevo trovato un accordo per andare 2 volte a settimana per l’allenamento e la domenica per la partita”. Poi, però, la chiamata che non ti aspetti. “Stavo andando lì a firmare quando poi mi ha telefonato Teta, capitano della Scafatese, che mi ha proposto di venire qui. Per correttezza sono andato a fare il primo allenamento a Sulmona come da accordi, ma la sera stessa stessa sono tornato a casa e ho firmato con la Scafatese”.
Di nuovo in campo per stare in forma, per divertirsi e per raggiungere un obiettivo personale: “Voglio raggiungere quota 350 gol. Sono fermo a 335 e prima di firmare con la Scafatese mi ero rassegnato a restare a quella cifra, ma adesso sogno di nuovo in grande”. D’altra parte nella sua carriera sono mancate presenze soltanto nella prima e nell’ultima serie del nostro calcio: la Serie A e la Terza Categoria. Anche un preliminare di Champions… “A 40 anni giocavo il sabato con la squadra di San Marino e la domenica con quella italiana. Sono stato capocannoniere da tutte e due le parti e con la Tre Fiori abbiamo conquistato i preliminari di Champions. Contro una squadra macedone dal nome impronunciabile, però, ho giocato solo l’andata perché il giorno della gara di ritorno ero fuori per un viaggio già prenotato con la famiglia”.
E di quell’esperienza con Ciccio Graziani a “Campioni”? “Lì mi hanno conosciuto tutti. Ero uno dei pochi spontanei. Con tanto di strafalcioni e tutto il resto. Alle volte Graziani mi lasciava fuori perché sapeva che io avrei fatto storie e televisivamente era una cosa che piaceva. Ma non mi sono mai fatto il problema di rispondere per le rime: a telecamere spente o accese. Ero il più grande, ma facevo più casino dei ragazzini. Sono sempre stato me stesso”.
Come quest’anno, quando è andato a vedere la partita allo stadio di Benevento ed è stato accolto in trionfo dai suoi ex tifosi. “Mi hanno portato in curva con loro. Si ricordavano ancora tutti i cori che cantavano per me e quelli che all’epoca erano bambini oggi sono i capi tifosi. Tutti si ricordavano di me. Ed è stata una grande soddisfazione”
Ma d’altra parte come dimenticare il “Re Leone” Sossio Aruta e quel suo sogno infinito, tra “Campioni” e non.
Bruno Majorano per gianlucadimarzio.com
https://www.youtube.com/watch?v=i3rIoeEBJoM&feature=youtu.be
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