Classifica alla mano Juvenus-Napoli è una partita di nessun peso. Non ha valore per il Napoli, ormai certo del terzo posto e con la testa impegnata a sciogliere i dubbi circa la guida tecnica e sportiva della squadra per il prossimo campionato (Mazzarri sembra destinato a rimanere ma invito alla prudenza, non sono ancora svanite le condizioni che l’avevano portato a meditare l’abbandono) e con l’ansia di riprendere la programmazione per non rendere la qualificazione in Champions League solo un “sogno di mezza estate” ( Sampdoria docet). Non ha valore per la Juventus, formalmente impegnata in un’improbabile qualificazione in Europa League a discapito della Roma. In realtà, ho il ragionevole dubbio che la società bianconera preferisca di gran lunga evitare di dover affrontare la logorante seconda competizione europea per concentrare tutti gli sforzi fisici e mentali sul prossimo campionato, quello che dovrà, necessariamente, sancire la rinascita della squadra bianconera. Eppure solo chi mastica poco calcio può pensare che quella di domani sera sia una partita come le altre. Juventus-Napoli cela molti significati che classifiche, tabelle e statistiche non potranno mai cogliere.Per decenni la trasferta di Torino ha rappresentato la sfida all’imbattibile corazzata del nord industriale, una sfida ricca di amarezza per i tifosi azzurri e ancor di più per tutti gli emigranti che nel nord del miracolo italiano erano stati costretti a trasferirsi. La storia della sfida alla squadra che per decenni è stata la padrona del nostro campionato ed è ancora, bene ricordarlo, la più titolata in ambito nazionale è una storia spesso a senso unico. Il bilancio del confronto in campionato è di 58 vittorie dei piemontesi contro le sole 28 affermazioni del Napoli; bilancio che pende ancor più a favore della Juve se si considerano le sole partite disputate a Torino. Nei suoi 85 anni di storia, infatti, il Napoli è stato capace di violare il campo della Juventus per sole sette volte. La prima nel campionato 1930/31, quando il Napoli guidato in panchina dall’Inglese William Garbutt e in campo da Sallustro s’impose per 2 a 1 con le reti di Buscaglia e Vojak. Per bissare l’impresa i tifosi del napoli dovranno aspettare ben 18 anni, quando una tripletta di Barbieri permise agli azzurri di vincere per 3 a 1. Quella storica vittoria fu una delle poche soddisfazioni di quello strano campionato a 21 squadre (il ripescaggio della Triestina portò le partecipanti da 20 a 21) che vide il Napoli classificarsi ultimo e retrocedere in B. E’ solo in epoca Maradona che il Napoli ha affrontato la trasferta di Torino con la forza e la consapevolezza di poter giocarsela alla pari con la Juventus e di poter prevalere. Finiti i fasti maradoniani il bilancio è tornato a pendere pesantemente a favore dei bianconeri. E’ stato proprio il Napoli di Mazzarri a rompere la lunga catena di brucianti sconfitte a Torino con la splendida vittoria dello scorso campionato, quando il goal di Hamsik chiuse un’incredibile rimonta dei partenopei dal 2 a 0 al 2 a 3. Uno dei sensi della sfida di domani potrebbe essere proprio quello di iniziare a scrivere una storia diversa ribaltando la prospettiva della vecchia, con un Napoli che affronta da favorita la sfida dell’olimpico di Torino, con in tasca già la qualificazione in Champions e la Juventus ad annaspare ai margini della zona Europa League. A scorrere le formazioni della sfida si coglie il senso di questo cambiamento di vento, con il Napoli a regalare il palcoscenico di Torino alle proprie seconde linee e la Juventus in formazione tipo. Se è vero che la storia è fatta di cicli è bene che il Napoli s’impegni a sfruttare il proprio momento. L’ultimo, ma forse più importante significato della sfida è però legato a fatti molto recenti. Ancora indigesti ai tifosi azzurri l’affare Quagliarella (affare in tutti sensi per il Napoli) e la telenovela Mazzarri-Juventus. Se gli eventi hanno già dimostrato che le valutazioni dello stabiese circa la bontà della sua scelta di lasciare Napoli per andare a vincere a Torino erano sbagliate, rimane da convincere il tecnico toscano che il blasone e i maggiori investimenti economici della Juventus, almeno a medio termine, non valgono la qualità del lavoro svolto a Napoli in questi anni e le ambizioni della società di De Laurentis. Il mio personale auspicio è che i calciatori del Napoli che scenderanno in campo domani sera siano consapevoli dell’importanza della gara e che non perdano l’occasione d’impegnarsi al massimo e di ben figurare. Scelgo perciò di ricordare con voi quella che, a mio modesto parere, è la più bella vittoria del Napoli a Torino. Nel campionato 1988/89, quello dell’Inter dei record di Trapattoni e del trio tedesco,alla sesta giornata il Napoli fece visita alla Juventus appaiata in classifica agli azzurri con 7 punti, dietro le due milanesi. In quella giornata il Napoli staccò la Juventus imponendosi con un sontuoso 3 a 5, dopo un primo tempo chiuso addirittura sullo 0 a 3. Mattatore di quella memorabile partita fu uno scatenato Careca autore a fine gara di una tripletta. Una partita da ricordare in un’epoca in cui il calcio italiano sapeva vincere e divertire. Proprio quell’anno il Napoli vinse la coppa UEFA nel trepidante doppio confronto con lo Stoccarda e il Milan la sua terza Coppa dei Campioni annichilendo lo Steaua Bucarest per 4 a 0 nella finale del Camp Nou. In coda al bel servizio RAI che vi propongo ci sono le immagini di una vera rarità. Sul 3 a 4 l’allenatore del Napoli sostituisce addirittura Maradona per rinfoltire il centrocampo a protezione del vantaggio. Ad ulteriore prova del suo valore come uomo, prima ancora che di calciatore, il campione argentino accettò la sostituzione e si sedette in panchina ad incoraggiare i propri compagni, aiutandoli anche da bordo campo a cogliere uno storico successo. Un piccolo aneddoto che può servire da esempio ai calciatori di oggi e a testimoniare la grandezza dell’uomo Maradona agli smemorati detrattori dell’argentino.
Pompilio Salerno
Vi proponiamo il video-racconto di quell’emozionante partita:
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