Quando il 5 luglio 1984 salì gli ultimi gradini del sottopassaggio del San Paolo per presentarsi al cospetto di settantamila napoletani entusiasti Maradona completò un lungo e inevitabile cammino che da Villa Fiorito, la villa de emergencia di Buones Aires in cui era nato, lo portava tra i vicoli bui di Napoli. Le prime parole di quel ragazzotto riccioluto e spavaldo (« Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires. ») chiarirono immediatamente che quelle che stava sposando non erano le sorti di una società, né di una maglia ma quelle d’una città e della sua gente. Gente abituata a vivere con pocoe a gioire con molto meno; gente la cui unica ricchezza era la passione con cui, nonostante tutto, decideva di vivere la propria esistenza, spesso misera. Gente come lui.
Il più forte giocatore al mondo giunse a Napoli dopo una trattativa che all’epoca fu definita lunga e difficile – erano ancora lontani i tempi dei mal di pancia e dei Mino Raiola – che si è col tempo ammantata di leggenda. La stessa leggenda che vuole che Ferlaino, non essendo ancora in possesso del contratto firmato da Diego, consegnò in Federazione una busta vuota che solo in un secondo tempo fu sostituita da quella contenente l’intesa tra Napoli e Barcellona per il passaggio di Maradona agli azzurri per la cifra record di tredici milioni e mezzo di dollari.
Proprio come oggi, quello era un mercato fatto di tanti soldi ma la voglia di cambiare aria da parte di Maradona era motivata non da meri interessi economici ma da un sincero malessere. In Catalogna Diego non fu mai veramente amato nonostante avesse regalato lampi della sua immensa classe e tra le tante destinazioni possibili il pibe de oro scelse Napoli, senza esitazioni. Le reali motivazioni del perché il più forte giocatore al mondo decise di approdare in un allora anonima squadra del sud Italia e non in una big del calcio europeo rimarranno per sempre un segreto ma descrivono l’unicità di un personaggio che oggi contribuirebbe a dare al calcio un volto più umano.
Napoli ha amato Maradona sin dal suo primo calcio ad un pallone in quello stadio gremito di persone giunte a Fuorigrotta solo per poterlo vedere, per poter credere davvero che il più grande di tutti avesse scelto loro per regalare le proprie magie. Adorato come un santo a cui chiedere il più pagano dei miracoli, lo scudetto, Maradona ricambiò quell’amore nell’unico modo che conosceva. Divenne una parte stessa della città, la parte più scintillante, quella da mostrare con orgoglio a chi di Napoli voleva vedere solo il brutto. Diego indossò la maglia azzurra non del Napoli ma per Napoli, che difese con irruenza e irragionevolezza, proprio come si fa con una mamma.
Troppo spesso si cantano meschinamente le lodi del Maradona calciatore per poter denigrare l’immagine dell’uomo. Approfitto di questa rubrica, di queste poche righe, per esprimere il mio personale ed incondizionato apprezzamento per un uomo che, nonostante i suoi difetti e le sue debolezze, è stato capace di rimanere in un mondo corrotto, quello del calcio, semplicemente un uomo. Un uomo vero come l’amore che Napoli conserva ancora intatto in attesa di poterlo riabbracciare come quel giorno. Torna presto, ti aspettiamo…
Vi proponiamo un video che ripercorre i sette anni di Diego Armando Maradona a Napoli, partendo proprio dalla presentazione che incantò il San Paolo il 5 Luglio 1984, esattamente ventisette anni fa.
Pompilio Salerno
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