Il campione che ha convinto Conte a ripiegare il 4-2-4, quasi stupisce per i modi affabili: sei abituato a vederlo in campo, grintoso e aggressivo, e lo scopri misurato sui divanetti di Vinovo. In Arturo Vidal, l’unico segno da guerrero è la cresta, omaggio ai Mohicani e non tendenza punk, ma già i tatuaggi raccontano tenerezza: sulla pelle ha i nomi del figlioletto e del nipote. Tiene molto alla famiglia, d’altronde la vera guerrera è mamma Jacqueline, perché allevare sei figli da sola, in un barrio duro di Santiago, è più complicato che strappare palloni e dettare lanci. Arturo ha deciso di diventare calciatore una sera, vedendola rientrare a casa stanchissima: l’avrebbe aiutata realizzando quel sogno che trasformava il cortile nell’Estadio Arellano…
Arturo Vidal, immaginava di essere così prezioso? Conte, pur di schierarla, ha ridisegnato tatticamente la Juve…
«Ho solo dato il massimo in ogni allenamento e ho avuto la fortuna di inserirmi in tempi brevi: niente esagerazioni, è la squadra che sta facendo bene».
Difatti, dopo nove turni, è in cima al campionato: una sorpresa?
«Sapevo di venire in un club importante, con ottimi giocatori. Adesso bisogna mantenere la posizione in classifica».
Napoli sarà uno snodo cruciale…
«Sarà una partita delicata contro un avversario forte e ambizioso: vorranno vincere per cancellare la sconfitta di Monaco, ma anche noi punteremo al massimo. Ci teniamo a invertire una tradizione negativa».
Sarà anche un derby sudamericano…
«Che si ripeterà dopo pochi giorni: nelle eliminatorie mondiali, il mio Cile sfiderà l’Uruguay».
E subito dopo il Paraguay di Estigarribia…
«Dividiamo la stanza in ritiro e abbiamo un bel rapporto, anche se devo dire che vado d’accordo con tutti i compagni: sin dal primo giorno mi hanno fatto sentire a casa, mi ha stupito la semplicità dei campioni».
Adesso che il mercato è un ricordo d’estate può dirlo: Bayern-Napoli è stata anche la sfida tra sue corteggiatrici bruciate dalla Juve?
«Quelli sul Napoli erano soltanto rumors, il Bayern s’era fatto avanti sul serio: ho scelto la società bianconera perché ha manifestato l’interesse più concreto».
Pirlo, Marchisio e Vidal: è il centrocampo più forte d’Italia?
«Io posso dire che ho accanto due calciatori eccezionali. Pirlo è il migliore nel ruolo: rende facile qualsiasi giocata».
Lei è il guerriero…
«Un soprannome che mi piace, che riassume il mio modo di essere. Lotto su tutti i palloni sin da bambino e il rischio che la grinta possa oscurare altre qualità non mi disturba: chi capisce di calcio, le vede…».
Lotta sin da bambino su tutti i palloni: vuol raccontarci i suoi primi passi?
«Ho cominciato a giocare per le strade del mio quartiere: era difficile, ma io ci stavo bene. Eravamo in sei, tre fratelli e tre sorelle: la vera guerrera è mamma Jacqueline che ci ha tirati su. Ho deciso di diventare calciatore una sera, vedendola rientrare stanchissima dopo una giornata di lavoro: affermandomi, avrei potuto aiutarla».
La prima maglietta?
«Quella del Rodelindo Roman, squadretta del barrio. Poi, a dodici anni, sono passato al Colo Colo: avevo addosso i colori per cui facevo il tifo».
Il primo ruolo?
«Centrocampista, proprio come oggi: l’allenatore Claudio Borghi mi arretrò nelle giovanili e anche di recente, in Nazionale, mi è capitato di giocare in difesa. Ma ormai, dalla linea mediana, mi sposto solo per necessità».
Dal Colo Colo al Bayer Leverkusen…
«Mi scelse Rudi Voeller durante una missione in Cile: in Bundesliga sono rimasto quattro anni ed è stata un’esperienza importante».
In Italia come si trova?
«D’incanto, amo la pasta e… la gente: è più allegra che in Germania, più vicina a noi cileni».
La sua famiglia è già a Torino?
«Vanno e vengono, per adesso, ma anche loro si trovano benissimo. Abbiamo scelto una casa in collina, nel verde, e lì Alonso, il mio bambino di due anni e mezzo, tira i primi calci… anzi, ruba i primi palloni».
Da ragazzino ha conosciuto la Juve attraverso Marcelo Salas?
«Lui era un simbolo del calcio cileno, ma la serie A era già molto seguita»
Oggi uno dei simboli è lei…
«Un orgoglio e una responsabilità: i bambini ci vedono e sognano».
Salas ha vinto…
«Io prometto di dare la vita in ogni partita e di fare tutto il possibile, come i miei compagni, per riportare subito in alto la Juve. Adesso è difficile dire chi è favorito perché le distanze sono corte e le partite difficili: dovremo aspettare almeno metà stagione. Attorno a noi ci sono tante squadre forti: Udinese, Milan, Lazio, Napoli, Roma, Inter… Sì, anche l’Inter: in campionato attraversa un brutto momento, ma ha grandi calciatori e può recuperare».
Antonio Conte è…?
«Un allenatore che sa molto di calcio, appassionato e innamorato del lavoro. Mi piace come prepara le partite, mi piace che voglia vincere sempre».
Dicono che come centrocampista lo ricorda…
«Mi era capitato di vederlo giocare, e anche qui a Vinovo abbiamo visionato dvd della sua Juve. Non so se gli somiglio, so che vorremmo tutti diventare una squadra forte come quella».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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