Victor Uckmar, 88 anni, tra i più noti tributaristi italiani, ha vissuto un’esperienza calcistica come presidente della Covisoc, l’organo di controllo della Federcalcio. È rientrato nel mondo del pallone come consulente della Lega Pro.
Professore Uckmar, qual è il suo commento davanti ai numeri del Report 2014?
«È evidente: il calcio italiano è ancora inguaiato».
Possibili soluzioni, anzitutto per ridurre la zavorra dell’indebitamento, arrivata a quasi 3 miliardi?
«Non ho più un incarico in Federcalcio, ma offro la mia consulenza alla Lega Pro. Ho studiato quella categoria prima di offrire alcuni suggerimenti: anche qui, nella ex serie C, c’erano situazioni difficili, spettatori e sponsor quasi scomparsi, introiti praticamente nulli. Ho proposto il contratto di apprendistato per i calciatori».
Una bozza del contratto è stata recentemente inviata dalla Lega Pro al premier Renzi: a cosa servirebbe?
«Il contratto di apprendistato consente alle società di ridurre i costi e di ottenere ulteriori sgravi. C’è anche un aspetto sociale e riguarda la formazione dei calciatori. Leggiamo grandi cifre, ma quello che conta è promuovere la solidarietà e i club più importanti possono fare da traino perché hanno maggiori possibilità di investimento. Da tempo non ci sono più i mecenati, quindi il miglioramento economico-finanziario di una società passa attraverso una differente organizzazione».
Come si possono ridurre i costi di produzione?
«Attraverso la reale valorizzazione dei vivai. È interessante l’esempio che sta portando avanti la Fiorentina, che non solo punta sui calciatori giovani per l’attività calcistica, ma li segue quotidianamente negli studi affinché possano avere un titolo e completarsi sotto l’aspetto umano, non soltanto professionale. Formi un calciatore e, quando arriva a 35 anni, quest’uomo cosa fa? Insisterei sotto l’aspetto dell’assistenza, è fondamentale recuperare questo rapporto».
Crescono i proventi da plusvalenze: 467,8 milioni, con un incremento quasi del 10 per cento.
«Non c’è da sorprendersi, perché le società ammortizzano in cinque anni. D’altra parte, i controlli negli ultimi anni sono diventati ancor più serrati».
C’è anche una fuga dagli stadi: meno 900mila spettatori rispetto alla precedente stagione.
«Si può attribuire una responsabilità alla tv: c’è tanto calcio sugli schermi, in tutti i giorni e a tutte le ore. Ma bisogna considerare che le tv danno linfa al sistema calcistico e quindi bisogna interrogarsi su altri due fattori che possono aver provocato questo distacco, che incide sui ricavi».
Quali sono questi i fattori?
«Gli stadi, strutture superate rispetto ad altri Paesi come conferma questo rapporto, e gli scandali. Le vicende giudiziarie che colpiscono il calcio sicuramente provocano disaffezione negli appassionati».
Fonte: Il Mattino.
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