Molto probabilmente abbandonerà la competizione al primo turno, ma l’Avellino Calcio (società di Lega Pro e che ha quindi proposto una formazione “Berretti”) non ha per nulla destato una cattiva impressione all’ultimo Viareggio, specie nella sconfitta di misura (2-1) contro la molto più quotata Juventus. L’elemento di maggiore spicco nelle file biancoverdi è di sicuro Simone Amedoro, centrocampista classe ’94 nativo di Pescara.
Amedoro, arrivato dalla Renato Curi Angolana due stagioni fa, è un cosiddetto direttore d’orchestra: staziona nel cuore del campo e ha tra le sue migliori qualità la capacità di dare i tempi alla sua squadra. Dotato di una buona tecnica individuale, ama imbastire trame di gioco dialogando con i compagni spesso in verticale, molto preciso nei passaggi, butta raramente il pallone ed è un giocatore che percorre il rettangolo di gioco con la “testa alta”. La sua intelligenza in campo lo rende un giocatore prezioso anche in chiave tattica, la sua pecca è tuttavia l’interdizione, aspetto sul quale deve ancora lavorare molto, anche a detta di Iandolo, il suo allenatore (clicca qui per leggere l’intervista del mister). Il ragazzo è già stato convocato nella rappresentativa per il quadrangolare dei giovani di Lega Pro disputato a Carpi e Reggio Emilia e vanta varie convocazioni in prima squadra.
La domanda sorge spontanea: per trovare un talento in chiave futura in quella zona del campo era necessario che l’entourage azzurro attraversasse l’Adriatico? Forse ci si sarebbe potuti fermare sui lidi di Pescara e, scusate il gioco di parole, pescare un talento ormai a pochi chilometri dalla base azzurra (e risparmiare qualche milioncino, ndr). Le caratteristiche sono diverse, il colpo già compiuto non ne escluderebbe un altro; ai posteri l’ardua sentenza.
Dai nostri inviati a Viareggio Mirko Panico, Ciro Troise e Alessandro Sacco
