Non ci vuole tanto per far sognare un’intera città e diventarne una sorta di re. A Napoli, in particolare, basta una maglia azzurra addosso, un estro fuori dal comune e tante, tantissime giocate da capogiro. Chiedetelo a Lorenzo Insigne, vero e proprio idolo – in questo periodo ancor di più – del San Paolo. E chi l’avrebbe mai detto. Proprio lui, tanto criticato (in determinati momenti) e soprattutto sfortunato negli anni scorsi, che fino a qualche stagione fa la sognava soltanto quella maglia azzurra. E, invece, adesso si sprecano i paragoni, scomodando addirittura miti del calibro di Maradona.
E pensare che lui neanche l’ha visto giocare quell’incredibile numero 10. Ma ha provato a imitarlo, sicuramente, nella sua Frattamaggiore e nei paesi circostanti. L’ha fatto a Sant’Arpino, a due passi da casa, dove ha tirato i primi calci al pallone nell’Olimpia. Ha provato a emularlo per strada, quando il campo era una piazzetta e in estate era lì che si passavano le serate. Al calcetto brasiliano, un evento imperdibile per gli abitanti della zona. Quattro gradoni a fare da spalti, transenne tutte intorno alla piazzetta e campo da calcio disegnato a terra.
Indovinate un po’: chi era il più forte? Sì, lui, Lorenzo. “Si dice che un giorno – ci dice un amico della famiglia Insigne – quel ragazzino riuscì a segnare 50 gol in un solo torneo. E’ una leggenda, perché nessuno portava il conto dei gol totali in questi tornei approssimati, ma vedendolo adesso non è difficile immaginare che sia vero”. Già, facilissimo a dire il vero. Qualcuno lo prendeva anche in giro a causa della statura minuta, ma poi quando aveva il pallone sul destro non ce n’era per nessuno.
Il piccolo Insigne viveva per il calcio. La mattina, però, si andava a scuola. Elementari, medie e poi anche un paio d’anni di Istituto Tecnico. Il “Gaetano Filangieri”, frequentato e poi abbandonato a causa del lavoro. In questo viaggio nella Frattamaggiore di Lorenzo siamo andati anche qui. Abbiamo provato a chiedere se gli studenti lo sapessero. “Sì, certo che lo sappiamo. Pensa – racconta uno dei ragazzi beccati all’uscita da scuola – che qualcuno lo sceglie anche per questo motivo”. Occhi sognanti e senso d’orgoglio. Frequentare la stessa scuola frequentata dal proprio idolo: motivo di vanto.
E ogni tanto lo si vede tranquillamente passeggiare ancora oggi tra le strade di Frattamaggiore.Tra un allenamento e un altro, tra il calcio e la famiglia (che adesso vive con lui a Frattaminore), Lorenzo non perde le vecchie abitudini. E per radere la barba si reca sempre da “Hombre”, degli amici Enzo e Giuseppe. “Sì, viene spesso qui – ci spiega Enzo, il gestore – e ogni volta scherza sempre con tutti. Poi qui ritrova tutti i vecchi amici, quindi per lui è un piacere. Si muove tanto nel paese, perché io sono il barbiere di fiducia, poi fa shopping qui a Via Roma. Adesso si dice che se il Napoli dovesse vincere lo scudetto lui si raderà a zero la barba, ma questo a me ancora non l’ha detto. E’ capace che lo faccia, sicuramente”.
Uno come tutti, insomma. Passeggiata sul corso principale, con la moglie Jenni e i due figli. Un saluto agli amici, poi una visita anche ai fratelli Antonio e Marco, alla “Insigne Sport”, negozio di articoli sportivi gestito proprio dalla famiglia Insigne. Siamo andati anche qui. Una sorta di museo della famiglia Insigne, con Lorenzo in primo piano ma anche Roberto, l’ultimo (non anagraficamente) dei quattro fratelli, in forza all’Avellino.
Entriamo e notiamo subito quella maglia azzurra con il ’24’ sulle spalle, il numero del talento classe ’91. Alziamo lo sguardo e si notano subito due divise: sempre azzurre, sempre di Lorenzo, ma della Nazionale. Una con il numero 10, la maglia indossata agli Europei Under 21 in Israele, nel 2013, in occasione dell’esordio. Finì 1-0, magia su punizione di… sì, sempre lui. E l’altra con il ’17’, la divisa dell’esordio in Nazionale Maggiore, contro Malta. Piegate, incorniciate e firmate da Lorenzo. Antonio, il fratello maggiore, sorride vedendo la faccia sorpresa.
Tornando a casa, notiamo un ultimo particolare. Nella piazza principale del paese ci sono tanti bambini a giocare, tra le porte costruite con due scarpe e tanti sogni riposti in un cassetto. E la maglia che tutti mostrano, fieramente, è proprio quella di Insigne. ’24’ sulle spalle e via a tiare due calci ad un pallone e cercare di emularlo. Proprio come faceva lui, nella stessa piazza diversi anni fa ormai. Lui provava a imitare le gesta di Maradona, quei bimbi hanno Lorenzo come modello.Generazioni che cambiano e si susseguono, ma Insigne resta sempre lo stesso. E Frattamaggiore lo sa.
Fonte: gianlucadimarzio.com
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