L’extracomunitario in più c’è, ma non si vede. Nascosto da tante parole, da una norma sulla quale forse qualcuno ha cercato di buttare un po’ di fumo, da valutazioni (anche giuste) successive però al mero calcolo matematico. D’altronde non ci sarebbe stato bisogno di cambiare la regolamentazione del tesseramento dei giocatori provenienti da Paesi non della Comunità europea. E basterebbe rispondere ad una semplice domanda: il prossimo anno sarà come quest’anno? Risposta semplice: no. E la norma è così complicata che, forse, per spiegarla è meglio partire dalla pratica, invece che addentrarci (lo faremo) nella teoria, partire dal particolare (che cambia) per arrivare al generale (che, è vero, non muta). La sostanza è: dal prossimo anno ogni società potrà avere un extracomunitario più. Proviamo a spiegare come…
Calcolo. Allora, una società fino ad oggi poteva prendere un extracomunitario solo se ne liberava di uno di quelli che aveva (la Fiorentina, pensate, ne ha undici fra i tesserati) fino ad un massimo di due. E questo perché ogni anno il Coni, rispondendo ai requisiti della Legge 189 del 30 luglio 2002, (la cosìdetta legge “Bossi-Fini”), concede l’entrata di 40 extracomunitari alla Federcalcio, “pacchetto” che la Federcalcio gira alla sola Lega di A che lo divide per le sue 20 società. Quel numero non può cambiare (non si può andare contro ad alcuna legge dello Stato). Dunque, due giocatori extracomunitari a società. E’ una possibilità, non è detto che un club ne usufruisca (il Sassuolo, ad esempio, non ne ha nessuno). Dalla prossima stagione, però, oltre alla “vecchia” procedura sopra descritta, una società che vuole prendere un extracomunitario «di qualità» (un po’ poco due inserimenti nella lista gara della propria Nazionale in un anno o cinque negli ultimi tre, o in carriera come era scritto nella bozza portata in Consiglio), come li definisce Lotito, potrà farlo senza necessariamente liberarsene di uno in rosa. Infatti, il punto 2 della lettera A della delibera che dovrebbe specificare la condizione per il tesseramento dell’extracomunitario (ci teniamo uno 0,1% di condizionale perché, contrariamente a quanto succedeva fino a quattro mesi fa, non è stato fornito alcun testo della nuova norma al termine della conferenza stampa) contiene la dicitura: «senza alcun vincolo di sostituzione di altro calciatore».Paletti. Certo, sono stati inseriti dei paletti, che rendono (dovrebbero rendere) il percorso più impervio. Ad esempio, l’approvazione del Financial Fair Play sulla base di quello dell’Uefa, che prevederà in pareggio di bilancio, senza il quale non sarà possibile l’iscrizione al campionato. Entrerà in vigore dalla prossima stagione e avrà tre stagioni “cuscinetto” (cioè, sarà possibile sforare per un tot da spalmare in tre anni, così come avviene in Uefa), ma certo non sarà più possibile fare spese pazze e non avvedute. E’ stato limitato il numero delle rose delle squadre di serie A, fissato a 25, di cui 4 giocatori cresciuti in Italia e 4 cresciuti nel vivaio del club, mentre ci sarà libero tesseramento per gli Under 21. E’ stata riformata la definizione di “giovane di serie” («uno ius soli» sportivo lo ha definito Lotito): un giovane extracomunitario al primo tesseramento deve essere residente in Italia, esservi entrato con i genitori non per ragioni sportive e comunque aver frequentato la scuola per almeno 4 anni. Potrà poi essere utilizzato per la sostituzione di un nuovo extracomunitario solo nel caso di esistenza del contratto da professionista da almeno tre anni. Però, la matematica non è un’opinione…
Fonte: Corriere dello Sport
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