NAPOLI – Gli è sempre piaciuto correre. Soprattutto con le idee, la progettualità, l’innovazione. Aurelio De Laurentiis è da tempo che sta studiando come trasformare il San Paolo e l’intera area adiacente, in maniera tale da rendere il quartiere di Fuorigrotta come un fiore all’occhiello della città. « Se è per quello avevo presentato un progetto anche per il lungomare e per la zona di Bagnoli, entrambi svaniti nel nulla», ha sottolineato ieri il patron del Napoli, lasciando palazzo San Giacomo, non senza un pizzico di amarezza. Ma ieri, intanto, si è aperto uno spiraglio concreto: l’apertura di un tavolo di confronto tra Comune e Calcio Napoli per trovare la soluzione migliore riguardante il San Paolo e tutta l’area circostante. Senza peraltro contravvenire ad alcuna norma giuridica. Ed in tempi anche piuttosto brevi.
Si parte dallo stadio. De Laurentiis ha già commissionato ad architetti di fama europea, ed a sue spese, più di un progetto riguardante l’impianto sportivo costruito nel 1959, ristrutturato nel 1990, ed ormai più che fatiscente. Resta solo da scegliere quello più al passo dei tempi. Nonchè le modalità d’intervento. Il progetto prevede l’abolizione della pista d’atletica, l’abbassamento del terreno di gioco, l’abolizione del terzo anello, già inutilizzato per motivi di staticità (rimuovere la copertura in ferro oppure rivestirla con pannelli su cui inserire rotori a display, luminosi), palchetti per vip, sale ristoranti con vista sul terreno di gioco, sale intrattenimento, una galleria con negozi. La capienza prevista è intorno alle quaranticinque- cinquantamila unità. Su piazzale Tecchio ed anche su Piazzale d’Annunzio sono poi previsti un serie di interventi di arredo urbano avveniristici ed ultramoderni. Ma non finisce qui: De Laurentiis vuol costruire anche una cittadella dello sport a ridosso della Mostra d’Oltremare per creare la casa del Napoli che comprenda anche il settore giovanile sullo stile della Ciudad Deportiva del Barcellona (otto campi da calcio, foresteria, un’area per il beach soccer, zone per il calcio femminile) e chissà, poter costruire strutture per altre discipline sportive.
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione
F.G.
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