Nel condominio in cui vive, a pochi chilometri dalla Tour Eiffel, uno spettatore d’eccezione, le petit italien che si è preso il centrocampo del Paris St-Germain e fa felice tutta Parigi, sintonizzerà il satellite alle 12,30 su Napoli-Pescara. «Io una gara del mio Pescara non la perdo mai, ho fatto installare una parabola appositamente. È la squadra del mio cuore. Poi domenica c’è pure Lorenzo in campo. E chi se la perde?». Marco Verratti, è il nuovo idolo dei tifosi del Psg: nella notte rientrerà dalla Costa Azzurra dopo aver affrontato il Nizza in campionato e si preparerà alla sfida al Porto in Champions per conquistare il primo posto nel girone. «L’ho sentito, lo conosco bene. Di sicuro non ha preso impegni per l’ora di pranzo: deve seguire la squadra per cui tifa, quella con cui avrebbe voluto debuttare in A. E poi c’è l’amico del cuore: fosse stato per Lorenzo, ora giocherebbe nel Napoli. L’ha chiamato tante volte per convincerlo ad accettare il trasferimento». È Donato Di Campli, il procuratore del «piccolo principe» cresciuto a Manoppello, esploso nei biancazzurri con Zeman l’anno scorso in serie B, e già chiamato da Prandelli ancor prima di aver compiuto vent’anni resta un tifoso degli abbruzzesi, a raccontare la sua vigilia. «Ha litigato con il resto del condominio perché non vogliono che tenga la parabola sul terrazzo. Ma lui deve seguire il Pescara, è più forte di ogni altra sua passione. E con Lorenzo poi è un’amicizia che regge alla distanza: si telefonano spesso e mi sa che presto Insigne lo andrà a trovare a Parigi», racconta ancora Di Campli. La gara con il Napoli rischia di avere una sorta di fantasma che aleggerà sul San Paolo. «Sì, De Laurentiis aveva convinto Sebastiani ad accettare la sua offerta. Erano un bel po’ di soldi: i due club erano davvero d’accordo su tutto. Il presidente del club abruzzese era sicuro che l’operazione fosse la migliore anche perché consentiva al giovane Marco di restare un altro anno a Pescara. Poi, però, le cose sono andate diversamente». Sebastiani, con Marco, ha fatto l’affare della vita: lo ha acquistato nel 2005 dall’Arabona Manoppello, la squadra del suo paese, per 5 mila euro e, si dice, 5 biglietti di Pescara-Juventus, nell’anno in cui i bianconeri erano in B. L’ha rivenduto al Psg per 12 milioni. È un rimpianto a sette zeri non solo per il Napoli, ma anche per la Juventus e soprattutto per l’Inter che da bimbo lo ha scartato ai provini. «Il Napoli ci ha lasciato perplessi soprattutto per la storia dei diritti d’immagine da cedere in esclusiva al club – svela Di Campli – Alla Juve poi c’era Conte che ne era incantato. Alla fine è spuntata l’offerta del Psg». A parlargli di Napoli è stato qualche volta proprio il Pocho dal core ’grato. «Con Lavezzi ha legato molto, abita piuttosto vicino a lui. Da quello che so Ezequiel gli fa anche da autista perché Marco non ha la patente e lui lo scorazza in giro per Parigi». Un caso, una coincidenza. Da Lorenzo il Magnifico al Pocho. C’è un comunque sempre un pezzo di Napoli nel suo destino. «L’erede di Pirlo? Ancelotti ne è sicuro. E lui è uno che ha allenato Pirlo per otto stagioni».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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