Il mestiere di portiere è il più difficile. E’ studio di concentrazione e allenamento alla solitudine. Il percorso poi è una lunga, a volte lenta e paziente arrampicata. E’ difficile venire fuori, scavalcare il secondo e poi il primo portiere. Si può finire a fare una vita da vice. Morgan De Sanctis è arrivato in cima alla lunga arrampicata. La cima si chiama Napoli.
Altissima concentrazione durante l’arrampicata verso la cima, mai mollare, così come quando il portiere è in campo che a prendere un gol, quello dell’unico tiro, ci si sta niente. E altissima solitudine, quando lotta per diventare il numero uno, quando si allena, quando gioca: uno contro tutti, gli avversari e a volte gli errori dei compagni. Succede anche questo. La cima è il Napoli e sotto Giampiero Ventura, l’Udinese e un implicito “vai, vediamo che sai fare…”
Ventura non è andata proprio così però è stato lei a dargli fiducia.
«Era a Udine e scalpitava dietro a Turci. Alla fine del campionato era giusto dare spazio a un ragazzo che aveva un futuro importante. Turci ci rimase un po’ male».
Cosa ricorda di De Sanctis?
«Che è un ragazzo solare e che aveva una gran voglia di arrivare».
Determinato?
«Al di là delle qualità tecniche ha sempre avuto la voglia di emergere e la determinazione lo ha portato a questi risultati. E’ tutto meritato il posto che occupa perché è arrivato facendo grossi sacrifici».
E’ al massimo del successo?
«Fare il titolare a Napoli non è facile. Morgan è diventato un portiere europeo e quello che ha fatto contro il Manchester City lo ha confermato. Sono felice che lui abbia raggiunto questo ruolo e questa immagine internazionali».
Poco fortunato in Nazionale e non per colpa sua.
«In Nazionale è difficile quando hai davanti Buffon, il migliore del mondo».
Cosa conta nel rapporto tra allenatore e giocatore?
«La cosa importante è essere veri. Un giocatore capisce se sei vero, se vendi fumo o se proponi cose per essere d’aiuto, per un portiere ancora di più. Quello che c’è tra allenatore e calciatore è qualcosa di naturale e non costruito. Se vuoi fare il furbo, il rapporto si rovina. La cosa è reciproca. E De Sanctis è una persona affidabile».
Bravo il portiere di un Napoli bello.
«Il Napoli parla da solo. E’ la squadra più forte dai tempi di Maradona. E oggi può giocarsi lo scudetto e anche parte di Champions, non dico vincerla. Questi risultati sono frutto di una programmazione. La società non ha sbagliato niente».
E’ più facile lavorare con i campioni o con giovani emergenti?
«E’ facile lavorare con i campioni, giovani e meno giovani. Se sei campione sei campione, come i Lavezzi, i Cavani e l’età non conta».
Atalanta e Villarreal, due impegni apparentemente facili e per questo partite a rischio. Cosa deve fare il Napoli?
«Deve tirare un po’ il fiato e giocare senza presunzione. Mazzarri saprà cosa fare. Atalanta e Villarreal sono inferiori al Napoli».
Cosa vuol dire a Morgan De Sanctis?
«In bocca al lupo. Sono felice per lui che non usa parole ma duro lavoro e grandi prestazioni».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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