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Ventura: “Esonerato da De Laurentiis senza una logica. Che spettacolo la prima col Cittadella”

Ventura, Napoli vale ancora una grande emozione per lei?
«Sempre più. Ogni volta che torno in questa città, provo sensazioni straordinarie. Ci ho vissuto appena 5 mesi, eppure per tutta la vita mi sentirò legatissimo sul piano umano. Forse perché ho capito subito che cosa rappresenta il Napoli per i napoletani».
Quale considera il flash più abbagliante della sua avventura?
«Il San Paolo gremito da 46.000 tifosi per l’esordio contro il Cittadella: era il 26 settembre 2004, finì 3-3 e quel giorno il Napoli riprese a vivere. Ma non posso dimenticare i 70.000 spettatori nel derby con l’Avellino. La gente ama la squadra, a prescindere».
È stato il primo allenatore dell’era De Laurentiis. È arrivato nel momento sbagliato?
«Sul piano professionale, non rifarei quella scelta, considerato anche l’esonero che subii senza una logica, nella prospettiva dello sviluppo societario. Mi mandarono via, quando la società stava intervenendo sul mercato. A livello umano, però, sono orgoglioso di aver contribuito, magari in piccola parte, alla rinascita di un club prestigioso».
Allora era convinto che De Laurentiis avrebbe resistito quasi 10 anni nel calcio?
«Non avevo tempo per riflettere sul futuro. Oggi De Laurentiis è un presidente competente. Nel 2004 era il grande produttore che portava al San Paolo, De Sica e Boldi. Adesso presenta Higuain, come successore di Cavani…».
Chissà quante altre differenze…
«Mi basta ricordare che, per formare una squadra, quell’estate ci affidammo quasi all’alzata di mano. Nell’intervallo di Napoli-Cittadella, nove giocatori mi chiesero il cambio, tanto eravamo arrivati impreparati. E poi le stufette nello spogliatoio di Varcaturo, dove mancava il riscaldamento e ci allenavamo a due passi da una discarica. Che bello, vedere ora un gioiello come l’impianto di Castevolturno. Ecco, De Laurentiis prima non sapeva di calcio, invece ora ne capisce. Eccome!».
Quando pensa a quell’esonero, prova rabbia oppure sogna di avere un’altra chance?
«Avverto ancora il rammarico per un’opera che qualcuno ha voluto farmi lasciare incompiuta. Purtroppo, in 5 mesi neppure ho avuto l’opportunità di parlare a quattr’occhi con De Laurentiis. Qualcuno indirizzava le decisioni del presidente. Io di nuovo al Napoli? Forse resterà un sogno. Ma sono fiero di allenare il Torino».
Questo è il Napoli più forte costruito da De Laurentiis?
«No. Mi sembra improponibile un confronto con il gruppo nel quale c’erano Cavani, Lavezzi e Hamsik, con Quagliarella relegato quasi al ruolo di quarta punta. Comunque, il presidente si è assicurato non solo Higuain ma anche Callejon, Mertens e Behrami e ha determinato la crescita di un talento come Insigne».
Scudetto e Champions League: il Napoli può vincere?
«La squadra è competitiva per raggiungere anche il massimo. In Champions andrà avanti ma non so se addirittura conquisterà il trofeo. A Marsiglia ha dimostrato solidità ed esperienza e Mertens è stato a tratti imprendibile. Per lo scudetto, ritengo la Juve favorita».
Per la sfida di domenica, quale avversario eviterebbe?
«Hamsik, che è cresciuto in modo incredibile. E Pandev».
Contro un Napoli così, firmerebbe per un pareggio?
«Mai mi accontento di un punto, in partenza. Già il Torino ha lasciato per strada, e non solo per i nostri errori, almeno 6 punti. Voglio giocarmela».

Gazzetta dello Sport

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