«Non sono il nuovo Pastore, sono solo Franco Vazquez». Il gioco dei paragoni è già cominciato, anche perchè a Palermo il ricordo della classe del Flaco è ancora vivissimo. Vazquez è nato nello stesso anno, 1989, e nella stessa città, Cordoba, di Pastore, gioca pressapoco nel suo stesso ruolo. Inevitabile partire da lì. Soprattutto se lo stesso fantasista tira fuori un altro nome spesso accostato a Pastore: «Il mio idolo è Kakà» dice con un sorriso.
SUBITO BRILLANTE – Difficilmente Mutti lo farà esordire già domenica contro il Napoli pur mancando gli altri due trequartisti, Zahavi e Ilicic. Vuole graduare il suo impatto col calcio italiano, inizialmente lo porterà in panchina. Di certo, però, gli dà fiducia in allenamento. Ieri, ad esempio, lo ha inserito fra i titolari in entrambi i tempi giocati durante il test in famigilia e Vazquez ha risposto segnando un gol molto bello: penetrazione dall’out destro, dribbling a scartare Tzorvas, palla depositata in rete di sinistro, il suo piede. Chi è Vazquez? Prova a spiegarlo lui stesso: « Ci sono diverse collocazioni cui mi posso adattare, mezza punta, seconda punta, attaccante laterale, o “doppio cinque”, in pratica un regista arretrato. Posso giocare con accanto un altro trequartista che ha capacità di gestione del pallone, mi piace avanzare e puntare al gol ma anche fare gli ultimi passaggi. Pastore? Javier lo conosco e lo tengo come grande punto di riferimento ma non vorrei essere paragonato a lui: ognuno ha il proprio cammino. Abbiamo caratteristiche simili ma alla fine ciascuno è se stesso e io voglio essere Vazquez ».
LA FAMIGLIA- Per affrontare meglio l’inserimento in una realtà nuova si è portato dietro la famiglia. Alla sua presentazione ieri erano presenti i genitori Oscar e Marina. Franco ha anche due fratelli maggiori, Nicolas e Federico. L’Argentina è stata la sua culla ed anche il primo traguardo calcistico realizzato. Vazquez è stato uno dei protagonisti della favola del Belgrano, un quartiere di Buenos Aires approdato grazie alle sue prodezze nella massima serie e, al debutto, giunto secondo dietro al Boca Juniors nell’Apertura appena conclusa. Lui ha confermato di tenere il passo con la categoria superiore, segnando 3 gol in 18 partite. «Giocare nella Primera argentina – ha spiegato Franco – era un sogno cui non volevo rinunciare dopo essere stato promosso col Belgrano con cui sono cresciuto. Per questo, pur avendo firmato 6 mesi fa, arrivo solo adesso. Ringrazio il Palermo di avermi dato la possibilità di restare là per questo periodo. I rosa li ho seguiti in tv, conosco il tipo di calcio che praticano, spero di integrarmi velocemente e di giocare più partite possibile».
EL MUDO- «Mi chiamano El Mudo perchè parlo poco, sono un tipo tranquillo, non mi piace troppo mettermi in mostra. Esordire col Napoli? Dopo una settimana di allenamenti, mi sento pronto e sono molto motivato, ma decide il tecnico. Certamente, so di stare vivendo un cambiamento molto grande per cui avrò bisogno di un periodo di adattamento ad un nuovo campionato. Paure? Sono più contento che preoccupato, giocare in Italia per me è una grande opportunità, spero di rendere per soddisfare quanti hanno creduto in me ». Ha scelto un numero inconsueto, il 17… « A me ha portato fortuna, con quel numero ho debuttato nel Belgrano ed era il giorno 17 quando ho esordito. Nel Palermo ho trovato compagni tutti bravi sul piano tecnico, in tv avevo ammirato particolarmente Miccoli e Ilicic ed oggi sono contento di potere giocare accanto a loro. Se mi piace più far gol o assist? Entrambe le cose, fare gol dà sempre sensazioni speciali».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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