Buon compleanno, Edu. Ventitre anni, per lui, festeggiati oggi con una speranza e un desiderio che non sono mica misteri: regalarsi una prestazione degna di un attaccante di talento e prospettiva a Stoccolma con l’Aik e, soprattutto, provare a invertire una tendenza che finora non ha prodotto risultati apprezzabili né per se stesso, né per il Napoli.
SALITA E DISCESA – E allora, che sia davvero un buon compleanno. Un giorno di preparazione a un altro da ricordare: l’Aik, in realtà, è l’unica squadra cui sono legati i soli ricordi piacevoli della sua esperienza napoletana. Una tripletta, bella e decisiva, nella partita d’andata: bum-bum-bum. Tre colpi sparati e festeggiati con grande gioia, salvo poi tornare a vagare in sordina sia in campionato, sia in Europa League. Fino alla mesta uscita dal campo con il Dnipro, sotto una pioggia di fischi nel momento cruciale della sfida. E senza neanche un ombrello.
IL CASO – Di certo non il massimo, per uno arrivato a gennaio con una serie di etichette prestigiose e ricche di auspici e responsabilità appiccicate dietro al cartellino da 12 milioni di euro versati all’Universidad de Chile: l’astro nascente del calcio cileno; il nuovo Sanchez; l’erede di Lavezzi; il vice Pallone d’oro sudamericano alle spalle di Neymar. Che abbia qualità importanti, e soprattutto talento, è cosa detta e sottolineata da chiunque lo abbia visto e lo continui a seguire in allenamento quotidianamente, ed è proprio questo l’aspetto che lascia perplessi. Che induce a pensare che Eduardo detto Edu sia al centro di uno strano caso: cos’è che lo limita, che lo paralizza e gli impedisce di esplodere anche a Napoli? Tra l’altro da quando è iniziata la sua avventura azzurra, neanche con la Nazionale le cose sono più andate granché bene. Un freno, un problema di carattere ambientale e psicologico, verrebbe da dire.
I NUMERI – Del resto, finora è stato scarso anche l’impiego, l’utilizzo dell’attaccante di Renca: 24 presenze tra campionato e coppe sin da quando ha messo piede in Italia. Una in più dei suoi
anni di età: troppo poco per un giovane che avrebbe dovuto spaccare il mondo. Come i gol: 3, e tutti nella partita d’andata con l’Aik al San Paolo. Poi, nada mas. Nulla più: mai, neanche prima nelle amichevoli del precampionato che, quasi come un presagio, indussero Mazzarri a chiedere l’acquisto di un attaccante più pronto per le esigenze della squadra. «Vedremo alla fine della preparazione, magari uno tra Vargas e Insigne potrebbe andare in prestito a fare esperienza», disse il tecnico nel corso di una conferenza stampa. Uno tra Vargas e Insigne: ovvero Edu, considerando che il Bimbo d’oro fu apprezzato sin dal primo giorno di ritiro e immediatamente inserito nella lista dei tredici, cosiddetti, titolarissimi. Nonostante una serie di offerte, con Torino e soprattutto Genoa a incalzare, il Napoli però decise – legittimamente . di difendere l’investimento e insistere.
OPPORTUNITA’ – Risultati? Beh, l’aereo non è mai decollato. O, per meglio dire, finora non ha spiccato il volo secondo le attese. E allora? Tra un’esclusione dopo l’altra, la tripletta all’Aik e gli appena 109 minuti collezionati quest’anno in serie A in 7 presenze (spezzoni di gara), la girandola del suo mercato ha ricominciato a girare con un bel po’ di anticipo rispetto a gennaio: dall’Italia (Torino, Bologna e ancora a Genova) al Sudamerica (San Paolo e River Plate), il nome di Edu è rimbalzato e ha girato. Tra smentite di sorta e qualche conferma. Di certo, è un giocatore da rilanciare e un patrimonio da difendere fino all’ultimo istante utile. Giovedì farà coppia con Cavani, Edi con Edu, e considerando lo spessore non proprio eccelso degli avversari svedesi, l’occasione appare più che ghiotta. Dovrò sfruttarla, il neo ventitreenne. Ci dovrà provare, quantomeno. Lo deve a se stesso e a chi continua a credere in lui.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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