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Vargas fa coppia con Insigne, Mazzarri tenta l’esperimento “alla Pato”

Il mondo è una palla (pardon: un pallone d’argento, del Sud America) nel quale stavolta bisogna intrufolarsi con lo sguardo e scoprire l’effetto che fa: e in quegli undici milioni di buoni motivi per starsene sulla riva del Meledrio ed aspettare Eduardo Vargas, c’è la svolta d’una operazione faraonica, la scelta di campo d’un club che ha deciso di spingersi oltre le banalità e il luoghi comuni. Il mister X nascostosi in dieci presenze (la sintesi assai striminzita dice centocinquantuno minuti effettivi giocati), è in realtà un portento che ha «scaldato» un inverno gelido e rigoroso e dietro al braccio di ferro vinto dal Napoli con chiunque altro – il Chelsea e l’Inter, i russi e qualcun altro nell’ombra – a suon di euro, c’è un lavoro di scouting, un pedinamento massiccio, relazioni accatastate nel data base e la certezza d’aver tra le mani un gioiellino da aspettare, da maneggiare con cura, riuscendo a coglierne le prospettive e le possibili evoluzioni. Il primo Vargas s’è smarrito per evidenti ragioni d’ambientamento, travolto dalle novità della lingua, d’un calcio indiscutibilmente diverso dal punto di vista tattico, dall’esigenza di dover imparare non soltanto i movimenti ma innanzitutto la lingua: però, quel genietto che a ping pong ha fatto ammattire, nelle serate spensierate di Dimaro, pure in campo ci sa fare, se Grava e Maggio, se Campagnaro e Aronica, l’hanno battezzato con slanci d’entusiasmo avallati dalle «radiografie» fatte in allenamento.

L’IDEA -Il socio di Alexis Sanchez in Nazionale, il vice di Lavezzi nel suo primo semestre (in bianco) con la maglia azzurra, il partner di Lorenzo Insigne nel debutto stagionale e l’alternativa di Cavani per la stagione, s’è ritrovato in testa con un’idea meravigliosa sussuratagli da Mazzarri, per accrescerne le potenzialità realizzative e sfruttarne la velocità (supersonica) e aspetti reconditi del talento: si comincia ed è subito un’altra storia, perché in un pomeriggio apparentemente inutile, il Vargas “anno secondo” viene travestito da Pato, andando a giocare nella verticale offensiva come riferimento principale, un modello nuovo d’attaccante rispetto a quello scovato in Cile e prenotato a suon di milioni di euro. La versione partenopea del «papero» – una soluzione da ritiro, dunque da laboratorio, e non un pallido tentativo di riproduzione – è il primo passo per far brillare il gioiellino ch’è in Vargas: è il momento di inserire il turboman…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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