L’ex azzurro Valon Behrami ha rilasciato un’interista per l’edizione odierna de ‘Il Corriere del Mezzogiorno’:
Behrami, è mai stato contestato a Napoli?
«Assolutamente. E non mi è neanche mai capitato di assistere a contestazioni ai miei compagni. Certo, abbiamo quasi sempre vinto. Ma anche quando si perdeva non ricordo insofferenze particolari».
Si è fatto un’idea del perché della rivolta di giovedì sera a Berna?
«Credo che la tifoseria si senta presa in giro e non lo tollera. Il nuovo corso del Napoli aveva creato grandi aspettative. Con Benitez si era puntato alla qualità in senso assoluto. E quindi grandi proclami, squadra forte e obiettivi da raggiungere. Prescindendo da tutto quanto era stato fatto prima».
Al primo anno Benitez ha vinto la Coppa Italia.
«Certo, ma le ambizioni erano altre».
Però nessuno ha protestato.
«La morte di Ciro Esposito è stata una tragedia enorme, chi avrebbe voluto recriminare per lo scudetto mancato ha giustamente scelto il silenzio».
Napoli si aggrappa al Napoli: il calcio come occasione di riscatto sociale.
«È proprio così. Io sono kosovaro e so di cosa parliamo. Grazie al calcio gli albanesi non sono più additati come zingari o ladri. Si sono accreditati e hanno ottenuto stima e rispetto. Napoli ha bisogno del calcio per avere il giusto riconoscimento in Italia e in Europa».
Perché i tifosi dicono che il Napoli non ha un’anima?
«La squadra è stata costruita sulla qualità, qualità pura. È bella da vedere, ma non ha molto in comune con l’indole napoletana. Lì la gente vuole sentire il sacrificio, vuole vedere i calciatori correre e sudare. E poi è capace di applaudire anche se si perde. Quando c’era Maradona attorno alla sua genialità c’erano giocatori che correvano, davano l’anima».
Sta dicendo che i giocatori azzurri non danno il massimo?
«No, è diverso il punto di vista. Loro fanno il massimo possibile, il meglio possibile ma per i napoletani il massimo è un’altra cosa. Non è il bello e basta. È il cuore, ed è proprio questo che manca nello spogliatoio».
C’è un leader ?
«Ora non più. Paolo Cannavaro, Pepe Reina lo erano. Sfido chiunque a smentirmi: oggi non vedo un giocatore che possa farsi sentire da tutti e aiutare tutti a risolvere i problemi».
Marek Hamsik?
«Credo stia soffrendo molto. Lui è il giocatore di maggiore qualità in quel gruppo. Lui sa fare il leader in campo, parla con la palla tra i piedi. Mi dispiace che non sia messo in condizione di far vedere quanto vale. Gioca in un ruolo non suo ed è troppo un bravo ragazzo per opporsi».
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