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Valentina Mezzaroma: “Sogno di andare in finale di Coppa Italia”

La sorella del presidente del Siena: "Se vinciamo la Coppa Italia mi butto con il paracadute dalla Torre del Mangia"

«Prepotente, autoritario, generoso, vanitoso, determinato».

E chi è?
«Il leone, sono le sue caratteristiche».

Valentina Mezzaroma in versione zodiacale.
«Sono leone ascendente leone. Nata il 16 agosto, il giorno del Palio di Siena».

E infatti: lei sulla spalla si è tatuata un leone mica un criceto o un beagle.
(Ride) «Voi guardate quelle cose lì».

Anche.
«Comunque me lo sono tatuato nel Duemila».

Quando ancora giocava a pallone.
«Noooo, ci ho giocato da bambina».

Ruolo?
«Attaccante: potevo giocare in un altro ruolo?». 

No, in effetti. Caratteristiche?
«Facevo gol, tanti, però muovevo troppo le mani, diciamo che in area avversaria ero troppo fallosa».

Una attaccabrighe.
«Beh, insomma. (Ride) Vuol dire qualcosa se il giocatore che mi piace di più è Ibrahimovic?»

E’ un indizio. A Ibra gli hanno dato tre giornate.
«Giusto, il regolamento è regolamento. Ma non era un gesto violento. Ha fatto di peggio. A fregarlo è la stazza».

Dicono che lei in tribuna si incazzi molto.
«Sono estremamente passionale».

Ok, si incazza molto.
«La parte diplomatica della famiglia è rappresentata dal mio fratellone Massimo».

Che rapporto ha con lui?
«Ottimo, siamo molto legati, ma il mio amore è suo figlio Pietro, che ha quattro anni. Glielo dico sempre: Pietro, sei l’unico uomo della mia vita».

Sarà contento il suo fidanzato.
«Beh, per lui la prova d’amore è venire con me allo stadio anche quando andiamo in vacanza».

Cioè?
«Se siamo a Londra è d’obbligo una tappa a Stamford Bridge per vedere il Chelsea. Gli stadi inglesi li ho girati parecchio».

Ci sono prove d’amore peggiori nella vita.
«Mia mamma è inglese, di Sheffield, sono cresciuta con il mito del calcio inglese».

Squadra del cuore?
«Manchester United».

Torniamo in Italia: Sannino in un aggettivo.
«Energetico».

Come un beverone.
«Domenica a Torino è entrato in campo con cappotto e berrettone e ha finito la partita in camicia. E’ perfetto per noi. E’ preparato, sa sempre cosa fare. Ma lo sa che ci sono molte società che lo corteggiano?»

Immagino, sta facendo un ottimo lavoro. 

«La salvezza sarà il nostro scudetto».

Che ha pensato in tribuna allo Juventus Stadium?
«Che sarebbe bello replicare uno stadio così polifunzionale anche a Siena».

E’ possibile?
«E’ un obiettivo. Ho chiesto alla Juve di poterlo visitare il giorno prima, sabato, per studiarlo con calma: lo stadio di proprietà, a questo punto e visto cosa sta succedendo, diventa un’occasione e una necessità per tutti».

Mercoledì semifinale di andata di Coppa Italia: c’è Siena-Napoli.
«E’ già un traguardo incredibile essere arrivati qua: siamo già ai fuochi d’artificio».

Però sognare è gratis. Incendiamoci di sogni.
«E allora sogno di battere il Napoli e andare in finale».

Avanti: se il Siena vince la Coppa lei che fa?
«Mi butto dalla torre del Mangia con il paracadute».

L’ultimo che ci ha provato l’hanno arrestato. Non è una bella prospettiva.
«Scherzavo, eh, ma qualcosa mi inventerò di sicuro. So solo che a quel punto sarò senza voce per aver gioito troppo».

Che giocatore toglierebbe al Napoli?
«Lavezzi, è un genio, ha colpi da artista».

E pescando in campo internazionale?
«Di Ibrahimovic ho già detto, beh, mi piace molto Neymar: pazzoide, giovane, talentuoso».

E’ dell’Acquario. Comunque: un campione a Siena lo stavate portando: Pippo Inzaghi.
«Le abbiamo provate tutte. E lei non sa quanto mi spiace non esserci riuscita. Gli ho telefonato e gli ho detto: vieni a Siena, qui saresti venerato, la città è bellissima e soprattutto giocheresti».

Pippo non se l’è sentita. 

«Mi è piaciuto come si è comportato, è un giocatore old style. Ama la maglia del Milan. Mi ha detto: andare via così, senza salutare i miei tifosi, lo vivrei come un tradimento».

Niente Inzaghi, però a Siena c’è Mattia Destro.
«E’ lui il nostro Inzaghi. Oggi e domani. Per la sua età è un ragazzo serissimo. Ed è un talento: con Sannino migliora ogni giorno di più. Ecco, mi piacerebbe vederlo esordire in nazionale».

Lunedì prossimo c’è Siena-Roma. E per lei, tifosa romanista, non sarà una partita speciale.
«Dai, la Roma è la Roma, andavo allo stadio da bambina con mio padre, sono cresciuta all’Olimpico, ma ora c’è solo il Siena. E io tifo Siena: siamo una piccola società che vuole crescere».

Lei e suo fratello siete arrivati nel gennaio del 2010. Progetti?
«Crescere, migliorarsi, darsi una nuova dimensione, costruire un buon vivaio. Il modello? Mi piace l’Udinese. Ah, dimenticavo: tenere i conti in ordine, quando siamo arrivati, beh, c’era qualche problemino».

Ora è lei che si occupa della parte amministrativa.
«Sì, sto in ufficio, sono a Siena quattro giorni alla settimana e poi ovviamente non mi perdo una partita»

E’ scaramantica?
«Le dico questo: quando sarò uscita dal calcio scriverò un libro sulle mie scaramanzie. Sa cosa succederà?».

No.
«Mi rinchiuderanno in una gabbia per matti. Pensavo di essere io l’eccentrica, ma in questo mondo ne ho viste di tutti i colori».

Ci sveli una scaramanzia.
«L’accappatoio. Ho usato per un sacco di tempo lo stesso, stavamo andando bene e non volevo cambiare». 

A fine stagione l’accappatoio stava in piedi da solo.
«Era carta vetrata, ma la scaramanzia funzionava».

Le quote rosa nel calcio.
«Siamo ancora poche».

Lei, Barbara Berlusconi, Isabella Liguori a Lecce, Barbara Carron a Padova. E fino all’altro ieri Rosella Sensi e Francesca Menarini.
«Ripeto: siamo poche. Nei posti di comando saremmo più operative, più meticolose, più appassionate. Ma se lo immagina un calciomercato gestito da donne?».

Finirebbe in rissa.
«Ma noooo, in ogni caso sarebbe più divertente».

Non c’è dubbio. Barbara Berlusconi si è fidanzata con un suo dipendente, Pato. Fidanzarsi con un calciatore: è un’ipotesi o lei lo esclude a priori?
«Lo escludo. Non mi piace mescolare lavoro e affetti. Però se Barbara ha trovato l’amore sono felice per lei e le auguro tutto il bene del mondo».

Un’emozione forte che ha vissuto.
«Ero a Berlino per la finale del Mondiale 2006. Se ci ripenso mi emoziono ancora: quella sera ho pianto».

Lo sportivo che le è rimasto nel cuore?
«Senna. Ero bambina quando è morto: ricordo che ne parlammo a scuola, era il mio idolo».

I motori, altra sua passione.
«Il rombo del motore è una cosa straordinaria, ecco, sentirlo mi emoziona sempre, sì».

Sono più i suoi occhiali da sole o i giocatori dell’organico del Siena in esubero?
«Eh, bella sfida. E’ un fatto che noi dobbiamo sfoltire l’organico, però i miei occhiali da sole, beh, quelli me li lasci».  

 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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