Brasiliano di Imbituba. Italiano di passaporto. Un po’ veronese e (già) tanto napoletano. Jorginho cittadino del mondo, dei due mondi: in America ci è nato, l’Europa l’ha invece girata tutta. Anzi l’ha scalata. Vacanze lunghe quelle di Jorginho. Capri appena finito il campionato. Poi Bodrum in Turchia. E da lì su fino all’Islanda: zaino in spalla, maglioncino pesante eppure con la crema abbronzante. La foto è sul suo profilo Instagram. C’è anche l’amico Hallfredson, islandese e guida turistica. L’avrebbe voluto Edy Reja al Napoli in serie B. Giocava (allora) nella Reggina. Ora è dell’Hellas, a Verona, e di Jorginho è rimasto grande amico. Un viaggio Champions. Dai mari turchi al fresco (di questi tempi) del Circolo Polare Artico. Europa da esplorare. Un assaggio di quel che può essere. Dovrà essere. L’otto agosto i sorteggi Champions, il diciannove o il venti l’andata degli spareggi. Jorginho vuole esserci. In forma. La musichetta un tormentone che è un sogno. Le Coppe il desiderio da sempre. L’anno scorso non c’era nella lista europea di Benitez. Questione di scelte. «Quasi obbligate». Forse. Ci rimase male. Col broncio. Normale, fisiologico, comprensibile. «Arriverà anche il suo turno». Ed eccolo quel momento. Perché lui, Jorge Luiz Frello Filho all’anagrafe, in Champions ci sarà. Sicuro. Tra i pochi di centrocampo (lui ed Inler) a non aver ansie da mercato. La sua situazione è già decisa. Pure se paradossalmente è formalmente rinviata. Il Napoli ha acquistato la prima metà per cinque milioni di euro. L’altra la riscatterà tra un anno. Stretta di mano a gennaio scorso. Napoli e nazionale italiana. Questione di tempi anche qui. Burocrazia e carte bollate. La carta d’identità è già tricolore, il sentimento crescente.
la storia. E’ arrivato dal Brasile ch’era un ragazzino. Storia complicata. Anche triste fino a che non ha trovato le persone giuste che l’hanno accompagnato e sostenuto. Un’altra famiglia. Una in più. Quella brasiliana non è mai mancata. La mamma era con “Jo” anche il suo primo giorno a Castelvolturno. Calciatrice da giovane, lo faceva palleggiare bambino a piedi nudi. L’ha spinto anche quando la vita lo immalinconiva. E avrebbe voluto abbandonare il calcio. Non tornare più in una Italia avara d’affetto e soddisfazioni. «Vai e dimostra chi sei». Aveva ragione mamma. Come sempre. E ha reso orgoglioso pure il papà, taxista in Brasile. Lui l’avrebbe visto volentieri alla guida come lui. «Pane sicuro», diceva. Felice d’essersi sbagliato.
ballerino. Jorginho il brasiliano che si ispira a Pirlo e Xavi. Tranquillo, solare. Ama chiacchierare e il ballo. Nello spogliatoio s’era subito legato a Rafael e Uvini. Poi ha conosciuto anche Henrique, e qualche cenetta con le compagne sul lungomare di Pozzuoli ne ha cementato l’amicizia. Sei mesi a Napoli, diciannove partite e una rete contro la Roma in Coppa Italia. Vinta. Ora il raduno a Castelvolturno. Le prime corse. Sudore, fatica e il fisico da (ri)tirare a lucido. Le giornate vanno via veloci: test atletici e partitine a campo e porte piccole. Jorginho è carico e vuole tutto. L’Europa, per cominciare: dalla Turchia all’Islanda, se l’è presa da viaggiatore, adesso vuole godersela in campo.
Fonte: Corriere dello Sport
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