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Uvini raggiante per la sua prima al S. Paolo: «Pur di esordire in questo stadio avrei giocato anche in porta»

La chiameranno la maledizione del centro-destra: e però senza dare all’analisi alcuna connotazione politica (e ci mancherebbe), perché nel Napoli che festoso va incontro a braccia aperte alla “Vecchia Signora”, s’è aperta una crepa che va chiusa. Anatomia d’un errore, uno dei pochi, che mette un pizzico d’ansia addosso e rende Napoli-Catania aggrovigliata nell’interpretazione: parlarne conviene, perché prevenire è sempre meglio di curare, in vista della Juventus, e ciò che lascia a Federico Fernandez l’amaro in bocca è quel flash del minuto venticinque, quando la gara sembra impacchettata ed invece sta per riaprirsi.  «Abbiamo sbagliato, perché ci siamo lasciati trovare impreparati dalla ripartenza immediata dei nostri avversari, dopo un recupero di palla sulla trequarti». La verticalizzazione è lodevole, il colpo di tacco di Maxi Lopez è sontuoso, la percussione di Biraghi appagante e il tap in di Castro un graffio sulla pelle d’una retroguardia che in casa aveva subito soltanto un gol (dal Sassuolo), ma guarda un po’ proprio da quella parte lì.

LA PRIMA VOLTA – Succede tutto troppo in fretta ed anche casualmente, forse perché il destino così ha deciso: sesto minuto, la caduta rovinosa di Giandomenico Mesto costringe Benitez a rivoltare la struttura. Non c’è Maggio squalificato, non ci sono più esterni di ruolo, perché Zuniga è fuori (e ci resterà) ed allora qualcosa bisogna inventarsi, avendo deciso a priori che Behrami dalla mediana non verrà mai rimosso. Si scaldano due centrali – Cannavaro e Uvini – ed entra il brasiliano, che l’anno scorso la prima squadra l’ha vista soltanto una volta (peraltro in Europa League) prima di andare in prestito al Siena (senza mai giocare). E’ adattato, perché lui nasce stopper, come si diceva una volta; ma va bene lo stesso: «Sono stato ricompensato dopo un anno di lavoro e sono soddisfatto di questa serata. Sono felicissimo per la vittoria e poco importa che abbia dovuto giocare a destra: sarei andato anche in porta, pur di esordire in questo stadio. Ho avuto compagni eccezionali che mi hanno aiutato, mi spiace solo per l’infortunio capitato a Mesto».

CIN CIN – Poi c’è un brindisi (virtuale) che viene concesso a Gokhan Inler: cento partite con il Napoli e non sentire più addosso la pressione, come in passato, ma un affetto collettivo che il San Paolo dimostra per scandirne l’avvenimento, per sottolinearne le dichiarazioni d’amore: «Sono orgoglioso di essere qua: cento partite, cento battaglie, sempre con la stessa grinta» . E la prossima, a Torino, in una serata particolarissima, nella quale sarà impossibile non ripensare all’estate del 2011, quando la Juventus ed il Napoli si ritrovarono a sfidarsi per il re leone: nel suo piccolo, la corsa verso la duecentesima, avrà il sapore delle bollicine. In alto i calici, magari con Uvini…

Fonte: Il Corriere dello Sport

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