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Uvini: “Che emozione giocare al San Paolo”

Visti da vicino, niente male quei ragazzini: e mentre Napoli-Psv scivola in archivio, infiocchettato nel vuoto pneumatico, le domande che si inseguono spontanee riguardano Uvini, El Kaddouri e Robertino Insigne, i giovanotti praticamente alla prime armi d’una serata che resta indimenticabile. Il calcio resta ai margini, c’è barlume di organizzazione, le motivazioni hanno valore relativo: però tre indizi sembrano fornire delle prove che promuovono il brasiliano, il belga ed il napoletano, spalancando orizzonti incoraggianti e dando un senso agli investimenti.

IL DIFENSORE – Centrale di destra, alla prima assoluta: il debutto è un’emozione a prescindere, e cosa importa che sia finita 3-1 per gli olandesi? «Il calcio italiano è diverso da quello brasiliano ed io sto imparando giorno per giorno. Sto facendo quello che mi chiede Mazzarri. Sono contento per l’esordio, però sarebbe stato meglio se avessimo vinto. E sono orgoglioso di aver giocato in questo stadio». Promosso, aspettando il mercato e un possibile prestito per fare esperienze, per accumulare minutaggio, per consentire poi al Napoli di farlo tornare a casa: «Io qui mi trovo bene, ho sempre sognato di giocare in Italia e sono però anche consapevole che non sia facile. Il prossimo mercato è ancora lontano, vedremo come andrà a finire. La parola del mister è quella decisiva, ma se lui lo vorrà io sono pronto a rimanere».
IL CENTROCAMPISTA – Che notte, ieri notte: slalom, dribbling, assist e gli applausi del san Paolo che scacciano via la diffidenza e lasciano riecheggiare le parole di Gino Corioni, l’ex presidente di El Kaddouri, stregato da quel talento: «De Laurentiis ha fatto un affare, ha preso il futuro Zidane». L’imbarazzante paragone resta avvolto nel futuro da svelare gradualmente, attraverso una crescita che comunque diviene immediatamente palpabile attraverso la prestazione con il Psv e con il ragazzino si prende la scena, la tiene, usa il cervello ed anche i piedi nello stretto e quando esce da uno stadio che si stropiccia gli occhi e l’applaude, non può che essere soddisfatto.
IL FRATELLINO – Ma è pure, soprattutto, la serata di Roberto Insigne, un nome già pesante, un urlo che rischia di lasciare il segno e che invece il “fratellino” di Lorenzo si lascia scivolare addosso, quanto entra in campo: una palla sul destro, un’altra sul sinistro, una serie di tagli che lasciano intravedere d’avere le qualità, prima di tornare in Primavera, aspettando che il san Paolo si riapra un giorno per lui. E’ comunque l’Insigne day, è l’anno di Lorenzo che osserva dalla tribuna e di Roberto che tre mesi fa non avrebbe pensato di arrivare là, nel bel mezzo dell’Europa, ora osservata da dentro: con l’espressione da scugnizzo e un orizzonte che può appartenergli.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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