L’avevano già trattato da top player. Cercato. Lusingato. Quasi convinto e preso: la Juve. C’era qualcosa in più di una stretta di mano. Tutti volevano Zuniga, il top player della fascia sinistra. Quella che non era la sua e dove neanche voleva giocarci. Accadde una domenica a Catania. Fece male, molto male. Il Papù Gomez gli sfilò sotto al naso e fece gol. Zuniga fu il peggiore in campo. Prese tanti 4 in pagella. Sbuffò. Si lamentò. «Perché devo fare queste figuracce? Non è il mio ruolo…» . Mazzarri neanche lo ascoltò, il discorso non gli interessava. Era certo delle sue idee. Zuniga era per lui già mondiale. E agli amici a cena lo ripeteva insistentemente. «Camilo ha qualità che neanche immagina, è uno da Barcellona». Aveva ragione. Pure il Barça ha pensato a Zuzu. E l’Arsenal. E l’Inter ovviamente. Fino a un anno fa e un po’ anche questa estate. Non ce ne sono tanti così sulle fasce. Tecnico, inesauribile e duttile. E poi con quel contratto che aveva era un affare. Quello vecchio. Praticamente scaduto e con l’ingaggio mai ritoccato. Sarebbe costato più di stipendio che di cartellino. Sembrava non ci fossero neanche più le condizioni ambientali per trattenerlo a Napoli. Qualcosa s’era rotto. Non aveva saltato coi tifosi a Dimaro e in troppi s’erano offesi. Una sera di agosto al San Paolo però fece gol al Galatasary, festeggiò con la gente, e cambiò tutto. In un attimo. Cambiò (dopo) soprattutto il contratto: cinque anni ancora e più di tre milioni l’anno coi bonus. Numeri da chi deve fare la differenza. E invece ci fu il crac. La firma il primo di ottobre a Londra, la sala operatoria il giorno dopo. Sei mesi fuori col ginocchio e l’umore capriccioso. Zuniga il dubbio che è tornato certezza in Brasile. Sano, in forma, forte. Fortissimo. Come a Napoli era da un po’ che non si vedeva. «Zuniga è un top player e ora che sta bene si vede. Avremo un giocatore in più l’anno prossimo, ci darà una grossa mano. Con la Colombia mi sta impressionando. Sarà il nostro primo rinforzo». Callejon lo guarda in tv e gode. Potrebbe giocare dalla sua parte in azzurro. Là dove c’è comunque Maggio. Zuniga l’esterno tuttofare: destro di piede, mancino ormai con naturalezza; stringe, accorcia, raddoppia, fa la diagonale, spinge e ogni tanto fa anche gol. Avanti ai quarti. Per ora. Aspettando e minacciando il Brasile. Ai quarti però idealmente più in alto, molto in alto, fino al Cristo do Corcovado che abbraccia Rio. L’immagine l’ha pubblicata Zuniga sul suo profilo Instagram: sta aggrappato sorridente sulle spalle della statua e da lì “vede il cammino”. E’ il fotomontaggio di un sentimento che è fede e perciò fiducia. Il sogno mondiale è stata la spinta nei giorni più difficili a Castelvolturno. Sei mesi per ritrovarsi. Detto, fatto. Ogni partitina era una finale. Ogni giorno di allenamento un po’ di più e sempre meglio. Ora è di nuovo al top. Ed è incedibile. Pure se qualche offerta potrebbe arrivare. Tanti soldi per far riflettere il Napoli e insinuare un dubbio che adesso non c’è. Non può esserci. Benitez l’ha messo nel suo undici titolare. Quando immagina il miglior Napoli, sugli esterni, c’è il suo nome. Di qua o di là. Zuniga uno in più, uno (di fatto) nuovo. Nel suo ruolo, un top player mondiale.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro