Stessi colori, un gruppo nuovo da allenare e un ritorno alle origini. Ricomincia ufficialmente l’avventura di Gigi Di Biagio con l’under 21. Un discorso interrotto a novembre per servire la nazionale maggiore. Due amichevoli da ct ad interim per gestire un passaggio doloroso e altre due davanti, contro Portogallo e Francia, per riaprire un ciclo. Da traghettatore di un vascello incagliato, a comandante di un’imbarcazione pronta a salpare verso un Europeo da giocare in casa. Prima tappa di un biennio che porta alle Olimpiadi di Tokyo.
Il nuovo corso del tecnico romano riparte dal raduno dei 26 convocati al Mancini Park di Roma. Coincidenze lessicali. Pochi giorni fa un altro Mancini ha preso il suo posto. “Ho parlato con Roberto la scorsa settimana. Abbiamo un rapporto splendido. Non c’è mai stata realmente la prospettiva di entrare nel suo staff. Farò quello che ho sempre fatto, ossia preparare ragazzi per la squadra A. Inizio con lo spirito di sempre. Sapevo che al 90% sarei tornato qui”.
Quel 10% mancante però c’è. Traspare dal linguaggio del corpo ed esce in qualche dichiarazione: “Non ho mai parlato con il commissario della FIGC Fabbricini, ho letto solo dei complimenti che mi ha fatto durante la presentazione di Mancini. Ho avuto colloqui solo con Costacurta. Nelle scorse settimane sono rimasto alla finestra e ho aspettato le decisioni federali con serenità. Sono orgoglioso delle due partite contro Argentina e Inghilterra. È stata un’esperienza splendida. Abbiamo giocatori bravi, troppo spesso ce ne dimentichiamo”.
Tocca a Mancini valorizzarli, in vista dell’Europeo del 2020. Per Di Biagio invece il torneo continentale arriverà con un anno di anticipo. E l’obiettivo è alzare la coppa davanti al pubblico di casa. “Voglio vincerlo. Anche perché troppo spesso nelle ultime stagioni le nostre rappresentative si sono fermate sul più bello. L’Italia under 17, finalista ieri contro l’Olanda, ha perso l’Europeo ai rigori. Ho sentito il mister Nunziata una decina di volte. Un peccato, ma anche questo è il segno che il movimento è vivo”.
E un aiuto forse potrebbe arrivare dalle seconde squadre. “Può essere un seme importante. Sicuramente possono servire a far crescere i giocatori non ancora di prima fascia. È un’opportunità da cogliere perché troppi ragazzi restano seduti nel fine settimana. Allenarsi con la prima squadra e giocare un campionato di C, è un’ottima prospettiva per un ventenne”.
Nella sala conferenze del Mancini Park, Di Biagio cerca di dribblare domande di mercato. Senza tuttavia fugare ogni dubbio sul suo futuro nel caso di qualche chiamata importante. “Ho un contratto di un anno. Leggo di club interessati a me, ma non ho mai sentito nessuno. Come sempre ho fatto dal 2010, ossia da quando sono nel giro azzurro. Il mio futuro adesso sono le due trasferte contro il Portogallo venerdì e contro la Francia martedì. Poi mai dire mai: ma finora non ho parlato con nessun club”.
Una chiusura senza troppi giri di chiave. Di Biagio riparte da 26 ragazzi. Da una parte novità assolute di Luperto, Plizzari, Brignola, Scamacca e Capone, che prende il posto dell’infortunato Orsolini; dall’altra le certezze di un Cutrone che ha chiuso il campionato a dieci reti e di un Barella trascinatore del Cagliari. Ricomincia da loro. Per arrivare ai giochi olimpici dopo le assenze di Londra e Rio e per alzare un trofeo il 30 giugno nella finale di Udine.
Mancano tredici mesi. La nave salpa oggi. Il timone è nelle sue mani.
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