NAPOLI – L’importanza del vice. Un ruolo delicato, lo sanno molto bene i titolari di panca. Ecco perché preferiscono ritrovarsi accanto quanto di meglio ci possa essere, e la scelta è sempre più che meditata. Perché il secondo deve diventare un vero e proprio alter ego, perché se c’è piena sintonia fra il trainer e il suo vice, le cose sono destinate a funzionare per il meglio, in tutto e per tutti. Ma anche perché non bisogna ritrovarsi soli nei rapporti con la società, i media, i tifosi, e c’è una metodologia d’allenamento da portare avanti. Il vice diventa perciò uno schermo, lui per primo fra i collaboratori, diventa punto di riferimento, determinante anche nella gestione dello spogliatoio. Insomma, a ben vedere è un allenatore a tutti gli effetti.
LA SCELTA – «Ok, lui mi sembra quello giusto» pare non abbia per nulla traccheggiato Benitez quando gli è stata sottoposta la candidatura dell’avvocato Fabio Pecchia. Anche perché il centrocampista ex Napoli (già per due volte azzurro), gli aveva fatto visita ai tempi di Liverpool. Incantato dal suo modo di allenare. E, di rimando: «Sono felice, ci mancherebbe. Non avrei mai detto di tornare qui, dove mi sono formato come calciatore e uomo. Essere al fianco di un allenatore di questo spessore è per me motivo d’orgoglio»
Occasione unica, gioia incontenibile, voglia di calarsi subito nella parte, per uno come lui, che proprio a Napoli vorrebbe lasciare un segno profondo. Dopo aver lasciato tracce consistenti a Torino, vincendo in campo con la Juve campionato (1997/98) e Supercoppa (1997). Un vero e proprio titolato, più di quelli che lo avevano preceduto.
FRUSTALUPI – Cioè l’ultimo della serie. Dalla scrivania di Pistoia e poi come osservatore, e poi con la stelletta di vice-Mazzarri. Con il Livorno, la Reggina, la Samp, l’uomo-ombra (e mica poi tanto) Nicolò Frustalupi ha contribuito in maniera sostanziale a fare le fortune del Napoli mazzarriano. Visione tattica non indifferente, applicazione maniacale, esperto di schemi difensivi, divoratore di dvd. S’è ritrovato anche a dover dirigere la baracca in prima persona, risultando sempre determinante, tanto da meritarsi l’appellativo di “amuleto”. Vittorie pesanti quelle con Steaua, uno spezzone di Villareal, poi Chelsea e Aik: è apparsa sempre evidente la sua osmosi con la squadra. Pecchia-Frustalupi, la sfida dei vice nei prossimi match con l’Inter: lo avreste mai detto?
VIVIANI – Quattro anni anche per lui (2005-2009), come per Frustalupi. Gran sodalizio con Reja, il traguardo del doppio salto in A, e tantissime altre soddisfazioni. Fabio Viviani lavora nella (pen)ombra ma quando deve metterci faccia e voce si fa trovare sempre pronto. Riesce a fronteggiare l’emergenza quando occorre, guadagnandosi la fiducia dello spogliatoio, la stima dei tifosi, oltre a quella del tecnico goriziano. E’ sempre sul pezzo e rende anche più tranquillo il buon Edy, visto che le pressioni della piazza non sono roba da poco. Ora Viviani è il secondo di Guidolin a Udine.
SFIDE – E perciò saranno tante le sfide, quelle delle panchine contro ma dal lato dei secondi. Incroci particolari, parecchi fra partenopei di nascita, di adozione, ex in campo, e in panchina accanto ai mister. Perché, a esempio, il secondo di Mandorlini al Verona è la vecchia conoscenza Roberto Bordin, in azzurro dal 1993 al 1997 (voluto da Marcello Lippi) e poi, da vice, triplete in Romania con il Cluj (campionato, coppa e supercoppa). E poi Angelo Alessio, vice di Conte, e pure di Colomba e Agostinelli (2002/03). Anche Murgita, probabile secondo di Liverani al Genoa, ha fatto un anno di Napoli (1998/99) da calciatore con Ulivieri. La “spalla di Giampiero Ventura al Torino è Sasà Sullo, nativo di Napoli.
Fra tutti i vice il pluridecorato è naturalmente Mauro Tassotti, in 12 anni di Milan da secondo e anche prima, in campo. Ma il dottor Pecchia vince la sfida al medagliere con tutti gli ex azzurri.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
L.D.M.
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