Il rimpianto più grande è affiorato sabato sera quando nell’albergo romano in corso Italia i giocatori del Napoli hanno visto quelli del Chelsea, loro avversari negli ottavi di Champions League, alzare il trofeo nel cielo di Monaco di Baviera. Ma è durato poco, pochissimo. Il tempo di scendere in campo, di affrontare la Juventus nella notte più bella, piegare la sua imbattibilità, alzare al cielo di Roma la Coppa Italia. E la città fa festa, come ai tempi d’oro.
Dimenticata la serata del 14 marzo, quella maledettissima serata, quando gli azzurri hanno concluso quel viaggio in Europa ricco di soddisfazioni. Dimenticata pure la mancata qualificazione alla Champions del prossimo anno, con la chance di raggiungere il terzo posto che si è infranta a Bologna il 6 maggio, alla penultima partita di campionato: un bruciante ko, le reti di Diamanti e Rubin hanno cancellato la speranza dei dodicimila tifosi che avevano accompagnato il Napoli al Dall’Ara e vanificato l’ultimo successo sul Siena.
Il viaggio del Napoli è stato segnato, fino al trionfo di ieri sera all’Olimpico, da alti e bassi. È stata un’avventura cominciata sul campo più prestigioso, quello del Barcellona campione d’Europa 2011: gli azzurri vennero travolti nell’amichevole di fine agosto, tuttavia Mazzarri raccolse l’incoraggiamento di Guardiola, suo estimatore. Abbinata a squadre di altra dimensione – il Bayern Monaco poi finalista della Champions e il Manchester City poi campione d’Inghilterra – il Napoli è stato la sorpresa d’Europa.
Colpì la sua personalità all’Etihad Stadium, la casa dei Citizens, al debutto nella più prestigiosa competizione continentale: 1-1, il gol di Cavani. E pochi giorni dopo un altro successo pesante sul Milan campione d’Italia: 3-1, la tripletta del Matador a indicare l’inizio di un’altra sua annata d’oro, con una quantità industriale di gol in campionato e nelle coppe. Che, invece, si sarebbero affievolite nel corso della stagione, almeno in campionato, perché è pesata la panchina corta. Non adeguati i ricambi a disposizione di Mazzarri, che ha potuto contare su un solo significativo rinforzo, quel Pandev campione d’Europa con Mourinho nel 2010.
L’avventura in Champions è stata appassionante perché grazie alla vittoria del 7 dicembre sul campo del Villarreal (2-0 firmato da Inler e Hamsik) gli azzurri sono arrivati al secondo posto nel girone. Hanno eguagliato il miglior risultato dell’éra Maradona nella ex Coppa dei Campioni e hanno coltivato il sogno dei quarti dopo il 3-1 sul Chelsea del 21 febbraio al San Paolo. Ma i Blues avevano ancora Villas Boas in panchina, non erano solidi, grintosi e anche un po’ fortunati come quelli visti durante i tre mesi della gestione Di Matteo. Quella sera, dopo il gol di Cavani e la doppietta di Lavezzi, gli azzurri andarono vicini al quarto gol, ma il tiro di Maggio venne respinto sulla linea. Un segno del destino. «Se fosse finita 4-1 per il Napoli non ce l’avremmo fatta a rimontare», ha ricordato Drogba nella notte di Monaco.
Mazzarri ha ricordato dopo il ko di Stamford Bridge e altre pesanti cadute, come quella sul campo della Juve il 1° aprile (3-0, a segno anche core ’ngrato Quagliarella), che il processo di crescita della squadra è tutt’ora in corso. Nella prima missione inglese, sul campo del City, la squadra diede il massimo perché niente aveva da perdere; sei mesi dopo, a Londra, mostrò i suoi limiti e franò sotto i colpi del Chelsea. Scivolato perfino a 11 punti dal terzo posto e dall’Udinese, il Napoli era riuscito a riaprire i giochi dopo il ko contro l’Atalanta al San Paolo: terza sconfitta di fila, 1-3 e i fischi di 35mila tifosi, Intervenne De Laurentiis per rassicurare Mazzarri, con cui si era aperto un confronto dialettico a distanza sull’impiego di giovani e riserve, e ricaricare la squadra, in grado di scalare posizioni con 10 punti in quattro partite ma franata sul più bello, quando sembrava tutto pronto per festeggiare l’accesso al preliminare Champions. Infine la Coppa Italia, quel traguardo fissato come uno degli obiettivi della stagione fin dall’inizio: la vittoria col Bologna, poi quella con l’Inter. Col Siena il pass per la finalissima. C’è la Juventus tricolore, quella che non ha mai conosciuto sconfitte in questa stagione da record. Ma in azzurro ci sono Cavani e Hamsik. E i due re di Napoli mandano in paradiso un’intera città che fa festa come nelle notti magiche dei tempi di Maradona.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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