È la notte del trionfo. È la notte in cui i desideri divengono realtà. È una di quelle notti in cui non riesci a dormire e tutto ti scorre velocemente davanti. Ovunque ti giri, sei sicuro di non essere solo; non puoi essere solo: una città intera è tornata a gridare e urlare di gioia. Sette anni fa con la promozione nella massima serie; lo scorso anno si festeggiava un prestigiosa qualificazione Champions. Ora festeggiamo la quarta Coppa Italia. È la notte in cui una nuova generazione può finalmente parlare di “Napoli vincente”: non più registrazioni su videocassetta o “racconti per sentito dire”; finalmente questa generazione può dire di aver visto vincere e vissuto sulla propria pelle simili emozioni. Emozioni e sapori, baci e abbracci: da Posillipo a Mergellina è un coro unanime di mortaletti e clacson: trombette, bandiere e vessilli di ogni genere, scortano macchine e motorini. A due , a tre o a quattro. Automobili piene all’inverosimile e assi portanti che piangono; ma sono lacrime di gioia. Le stesse lacrime versate da tutti, le stesse lacrime versate dal Pocho in diretta. Corre sotto la curva Lavezzi. Senza maglia e senza voce, urla la propria gioia e chissà; la propria rabbia verso chi l’ha criticato. Ma Lavezzi lo sa; sa bene che quei fischi erano applausi mascherati, erano fischi d’amore. L’amore che si prova incondizionatamente verso chi riesce a regalare simili gioie, l’amore che si prova verso chi è speciale: l’amore che si prova nel riscattarsi. È una vittoria di tutti. È una vittoria della città. È la vittoria di tutti i napoletani sparsi per il mondo che hanno dovuto sopportare anni di buio, ma che ora cominciano a “riveder le stelle”; non scomodiamo l’Alighiero, ma tra i grandi il Napoli vuole starci. L’appetito vien mangiando si dice, e qui si è a digiuno da venticinque anni; la Juventus è arrivata sazia all’appuntamento, il Napoli no. Azzannare gli avversari e combattere su tutti i palloni come in pochi precedenti: è stato questo il diktat di Mazzarri. Mazzarri che a fine partita si è lasciato andare ad una sigaretta per scaricare tutte le tensioni di questi giorni mentre Hamsik esultava sotto la curva e diceva “non vi sento”. Hamsik che aveva promesso di tagliare la cresta in caso di vittoria e Cannavaro aveva detto di cimentarsi nel ruolo di “barbiere”. Oh capitano mio capitano. Stasera hai ruggito come non mai e se ne sono accorti tutti: difesa impeccabile. Ore 2:45. Sono qui a scrivere e riportare “parziali emozioni”, nel mentre la città vive e non vuole andare a dormire. Si aspetta con ansia l’arrivo del pullman con i ragazzi, per celebrarli come meritano. Un saluto è d’obbligo; strappare un sorriso è vitale. Regalarsi un ricordo, dopo tanta attesa, val ben una notte in bianco … Pardon, in azzurro!
A cura di Francesco Gambardella
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